Il figlio rischiò di annegare, Capolino: "Ho denunciato ma nessuna risposta dalla procura di Caltanissetta"
Orazio Capolino è molto provato, così come i suoi familiari, davanti al ricordo di quei fatti
Gela. Un anno fa, suo figlio Giuseppe, di appena cinque anni, rischiò di annegare, finendo in una delle piscine dell'acquapark di Sommatino. Uno shock enorme per Orazio Capolino e per la moglie. La coppia gelese, ormai da mesi, attende qualche segnale dalla procura di Caltanissetta, a seguito della denuncia che venne presentata, a settembre del 2024. Secondo Capolino, infatti, la piscina non era adeguatamente sorvegliata e mancavano i bagnini. Il bambino venne salvato da un carabiniere, libero dal servizio, che era nella struttura insieme alla famiglia, per trascorrere una giornata di divertimento. Giuseppe, ancora oggi, è sottoposto ad accertamenti medici e controlli periodici, l'ultimo proprio in queste ore, con un ricovero all'ospedale dei Bambini di Palermo, parte dell'Arnas Civico, per valutare le sue condizioni cardiache. I medici lo hanno più volte sottoposto a controlli neurologici, proprio per monitorarlo. A seguito di quanto accaduto nella piscina, venne subito trasferito al “Sant'Elia” di Caltanissetta, “dove ha ricevuto tutte le cure necessarie ma vista la situazione fu disposto il trasferimento a Palermo, all'ospedale dei Bambini”, sottolinea Orazio Capolino. Il figlio rimase nell'ospedale palermitano per diverse settimane, prima di essere dimesso. I medici riuscirono a fargli superare la situazione più critica, passando anche dalla rianimazione. Orazio Capolino è molto provato, così come i suoi familiari, davanti al ricordo di quei fatti. “Mio figlio è vivo grazie all'intervento del carabiniere – continua – ringrazio anche i medici che stanno facendo tanto. Però, non capisco perché questo silenzio dalla procura di Caltanissetta. Abbiamo presentato una denuncia perché riteniamo che quella piscina, secondo noi, doveva essere sorvegliata meglio, con la presenza dei bagnini. Se il carabiniere coraggioso non si fosse accorto di niente, non so che fine avrebbe fatto mio figlio. Io sono un devoto di Falcone e Borsellino, magistrati che hanno dato la vita per noi. A maggior ragione, spero che la procura di Caltanissetta possa perlomeno dare riscontro alle nostre richieste. Non chiediamo altro”. Capolino è assistito da un legale e proprio per avere ragguagli sull'eventuale fascicolo di indagine, ha presentato specifica istanza ma a quanto pare, fino a oggi, non ci sono state indicazioni ufficiali.
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