Gela. Il sottile filo che separa il diritto di cronaca da quello all’oblio. Giornalisti a confronto, ieri mattina, insieme all’avvocato Giacomo Ventura, presidente della Camera penale Eschilo. Con la diffusione dell’informazione veicolata dal web, si sta strutturando un nuovo diritto, quello al cosiddetto oblio. Notizie che riguardano singoli cittadini che continuano a circolare, anche ad anni di distanza e nonostante la conclusione dell’eventuale percorso giudiziario. Per Ventura non ci sono alternative, non può prevalere il brocardo postmoderno “digito ergo sum”. Il web non può dettare il destino di un cittadino, magari in passato coinvolto in vicende giudiziarie poi risolte. Quando la divulgazione della notizia non può più avere un’incidenza sull’opinione pubblica, allora deve prevalere il diritto all’oblio. La notizia diventa allora “patrimonio” di un’archiviazione che, al massimo, potrà riguardare solo le singole testate e gli eventuali “ricercatori”. Lo “scontro” in atto, però, vede rivaleggiare giurisprudenza e colossi del web.
Le multinazionali che veicolano contenuti di ogni tipo resistono anche al riconoscimento giudiziario dei diritti del cittadino, diventato suo malgrado oggetto di notizia. In mezzo, come suol dirsi, ci sono i giornalisti, sempre più solo nella loro quotidiana attività di informazione. Così, insieme a Fabrizio Parisi e Alessandro Anzalone, l’avvocato Giacomo Ventura ha passato in rassegna alcuni dei casi giurisprudenziali che hanno proprio riguardato il diritto all’oblio e il rapporto tra la tutela del cittadino e il diritto di cronaca. Una cosa è certa, per ora il grande assente è il legislatore, non in grado di introdurre norme certe.