Il deserto di gesso nisseno che pochi hanno visitato

Nella riserva geologica di Contrada Scaleri, Caltanissetta, solchi di gesso mutano ogni anno svelando un paesaggio lunare unico in Sicilia.

A cura di Redazione
06 settembre 2025 11:00
Il deserto di gesso nisseno che pochi hanno visitato -
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Situata 2 km a est di Santa Caterina Villarmosa e una ventina da Caltanissetta, la Riserva naturale orientata geologica di Contrada Scaleri tutela 11,876 ha di affioramenti gessosi nati oltre 5 milioni di anni fa, quando il Mediterraneo si prosciugò. Istituita nel 1997 (categoria IUCN IV), offre al visitatore un “Sahara bianco” percorso da crepe, scaglie e pareti che al tramonto virano dall’avorio all’arancio. Qui il vento, la siccità e la CO₂ modellano senza tregua un labirinto di incisioni così fragile che basta un’unica pioggia per ridisegnarlo.

Una cattedrale di gesso e vento

Le coltri di gesso selenitico sono intagliate da microforme carsiche note come karren o campi solcati: sottili scanalature, lamelle taglienti, piccole vasche emisferiche profonde pochi centimetri. È un laboratorio naturale rarissimo in Europa dove si vede, in scala di millimetri, l’azione dell’acqua arricchita di CO₂ che scioglie il solfato di calcio e lo ricristallizza in nuove geometrie. Ogni dettaglio – dalle creste che sembrano lame di coltello alle “fessure a pettine” – racconta la capacità del gesso, pur tenero, di trasformarsi in scultura effimera e poi sparire con la stessa velocità.

Atlante geologico a cielo aperto

Gli studiosi dividono queste micro-architetture in libere, semiliberi e coperte: solchi su roccia nuda, cavità protette da un velo di terra o docce arrotondate tra ciuffi d’erba. I più minuti misurano 2 mm, i maggiori superano il centimetro; eppure resistono per secoli grazie al clima semiarido che rallenta l’erosione. Scaleri diventa così un’aula all’aperto: qui studenti e ricercatori osservano dal vivo processi come la carbonatazione dei solfati, la corrosione regressiva e la sovrasaturazione, senza microscopi né grafici. Perfino i visitatori inesperti percepiscono la stratificazione del tempo: basta toccare le pareti friabili per accorgersi che la storia geologica non è immobile, ma scrive e cancella le proprie pagine di gesso in continuazione.

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