Il comparto agricolo locale muore lentamente: campi al collasso, promesse diventino realtà

 
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Gela. Tra gli operatori, c’è chi parla di un collasso annunciato. Il comparto agricolo locale, nel tempo, pur con tutte le difficoltà strutturali, ha sempre assicurato produzione e lavoro, in una filiera che si è posta come traino dell’economia del territorio ma senza mai ricevere le giuste attenzioni istituzionali, maggiormente concentrate sull’industria. Questi mesi hanno assestato un colpo quasi mortale. Le dighe sono letteralmente a secco, i campi non possono rispondere alle esigenze della produzione e tante aziende, anche innovative, non riescono a far quadrare i conti. Uno degli ultimi spiragli, almeno per ora, sembra il sistema delle acque reflue affinate. L’amministrazione comunale pare avere un approccio diverso rispetto al passato: si vuole dare un riscontro alle richieste di un intero settore. Il parlamentare Ars Nuccio Di Paola ha annunciato che tra le variazioni approvate dal parlamento siciliano, su sua iniziativa, c’è uno stanziamento da circa cinquecentomila euro, proprio per avviare il ciclo delle acque reflue.

Un tavolo in Regione è stato attivato. Gli assessori Franzone e Arancio, il consigliere Fava così come i vertici dell’Ati, stanno cercando il passo decisivo insieme alle istituzioni e ad Eni, almeno per portare le acque reflue affinate dal sistema all’interno di raffineria alle vasche che riforniscono i campi. In settimana, sono stati annunciati, dal governo regionale, stanziamenti importanti per Cimia mentre per gli altri invasi bisognerà attendere l’assenso ministeriale. L’assessore Franzone e il consigliere Caci hanno avuto un incontro con l’assessore regionale Di Mauro. Le promesse però dovranno diventare stanziamenti e interventi strutturali in dighe che sono state lasciate per decenni al loro destino. Senza acqua e senza infrastrutture, le campagne sono un deserto che rischia di inaridire altri pezzi dell’economia cittadina, già decisamente debole.

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