Il Castello che tutti dovrebbero visitare, il balcone di Pietrarossa e un’avvincente curiosità storica

Il Castello di Pietrarossa domina la vallata del Salso a Caltanissetta: storia medievale e un curioso legame con la figlia di Ruggero il Normanno.

A cura di Redazione
25 luglio 2025 19:00
Il Castello che tutti dovrebbero visitare, il balcone di Pietrarossa e un’avvincente curiosità storica - Foto: Giuseppe Barberis/Wikipedia
Foto: Giuseppe Barberis/Wikipedia
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Il Castello di Pietrarossa, arroccato su un promontorio roccioso sopra la valle del fiume Salso, è una delle più affascinanti testimonianze medievali della provincia di Caltanissetta. Costruito tra il XI e XII secolo in stile normanno, la rocca conserva tratti di mura merlate, torri di vedetta e resti di una cappella: strutture che raccontano una storia di potere feudale e strategia militare, in un territorio conteso tra nobili locali e dominazioni straniere. Il suo nome, “Pietrarossa”, deriva dal colore della pietra basaltica usata nella costruzione, rossa e scura allo stesso tempo, un materiale robusto e simbolico di forza.

Nel medioevo, il castello era al centro di una rete difensiva a difesa dell’entroterra dai pirati e dai signori rivali. Nel corso dei secoli passò sotto il controllo dei Coira e Moncada, nobili casate siciliane che ne modificarono parte dell’impianto architettonico per adattarlo a residenza signorile. Dopo l’Unità d’Italia, il castello iniziò la sua decadenza: le strutture oggi visibili sono frutto di restauri parziali svolti soprattutto nel XX secolo, con l’obiettivo di conservare non solo le murature ma anche di far rivivere il passato attraverso eventi culturali e visite guidate.

Curiosità: il sepolcro di Adelasia, nipote di Ruggero il Normanno

Curiosità reale: nel 1600, al momento dello smantellamento del castello, fu rinvenuto un sepolcro all’interno del mastio centrale contenente ciò che fu identificato come il corpo di Adelasia di Adernò, nipote del celebre Ruggero il Normanno. La salma, avvolta in una corona di rame, venne poi traslata nella vicina Chiesa di Santa Maria degli Angeli. Questo ritrovamento è attestato da fonti locali e studi successivi che collegano Adelasia alla famiglia Altavilla.

La scoperta non solo conferma la continuità storica tra la dinastia normanna e la rocca, ma trasforma il castello in un luogo di significativa memoria genealogica: qui la persona contava più della pietra. La leggenda popolare su quel sepolcro sopravvive ancora oggi nei racconti degli anziani e mantiene vivo il fascino della fortezza come luogo che custodiva reliquie di sangue reale. 

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