Il caso “Rugolo”, è polemica tra due vescovi. Gisana chiama in causa Pennisi: “Mai avuto segnalazioni”

 
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Monsignor Rosario Gisana - Vescovo Diocesi Piazza Armerina

Piazza Armerina. La recente pubblicazione delle motivazioni della sentenza che ha condannato don Giuseppe Rugolo a 4 anni e mezzo per abusi sessuali su minore sta creando una spaccatura anche all’interno della stessa Chiesa.

I giudici del Tribunale di Enna hanno ribadito nelle oltre duecento pagine del dispositivo che sarebbero evidenti le omissioni della Diocesi che, nella persona del Vescovo Rosario Gisana, avrebbe facilitato l’attività predatoria di un prelato già oggetto di segnalazione.

Il vescovo della Diocesi di Piazza Armerina però, in una lunga intervista su La Stampa, all’indomani del deposito delle motivazioni della sentenza, lancia una nuova linea di difesa affermando che «i fatti che hanno riguardato i rapporti tra Antonio Messina (il giovane archeologo ennese che, con la sua denuncia, ha innescato il processo) e Giuseppe Rugolo si sono verificati prima del mio insediamento come vescovo». 

Gisana insomma chiama in causa il suo predecessore, Monsignor Michele Pennisi, che da ultimo, prima di andare in pensione, è stato alla guida della Diocesi di Monreale, ma fino al 2013 è stato a Piazza Armerina.

Una affermazione che ha stupito Pennisi che rimanda le accuse al mittente: «Se durante il mio vescovato alla Diocesi di Piazza Armerina  – dice – fossi venuto a conoscenza di questi fatti che, preciso, per me costituiscono reato, non avrei esitato a prendere provvedimenti». 

Pennisi rilancia, proprio riferendosi al caso Rugolo: «Io non ho mai ricevuto alcuna segnalazione in merito a Rugolo – ribadisce l’ex vescovo di Piazza Armerina – Perché quando sono stato informato, come in un caso di Gela, ho preso immediatamente seri provvedimenti».

La sentenza Rugolo insomma, oltre a creare polemiche nella comunità diocesana, adesso innesca anche un botta e risposta tra due alti prelati con uno scaricabarile sulle responsabilità di un silenzio pesantissimo su una grave vicenda di abusi, di cui i fedeli, che ad oggi non conoscono una reale posizione della Diocesi sui fatti,  non sentivano sicuramente il bisogno.

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