Il calo di Enimed, l'allarme della Uiltec: "In tre anni perso un terzo della produzione"

Gela. Le attività estrattive di Enimed sono praticamente ferme, sia in città che nell’altro snodo cruciale, quello di Ragusa. Un allarme lanciato dai vertici sindacali della Uiltec, che ieri si sono d...

A cura di Redazione Redazione
17 febbraio 2018 18:21
Il calo di Enimed, l'allarme della Uiltec: "In tre anni perso un terzo della produzione" -
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Gela. Le attività estrattive di Enimed sono praticamente ferme, sia in città che nell’altro snodo cruciale, quello di Ragusa. Un allarme lanciato dai vertici sindacali della Uiltec, che ieri si sono dati appuntamento proprio a Ragusa, nel corso dell’attivo dei dipendenti della multinazionale. A Ragusa, gli operatori di Enimed iniziano a sentire il colpo, come già da tempo accade nel sito gelese. “La concessione storica di Ragusa, oggi, non produce più. E’ ferma – hanno detto i segretari Maurizio Castania, Andra Bottaro e Peppe Scarpata – basta dare un’occhiata ai numeri economici. Da 340 milioni di euro di ricavi nel 2014, il petrolio ragusano oggi si attesta ad appena 50 milioni. Misure che ci fanno preoccupare e non poco, se guardiamo anche alle attività di estrazione di Gela, in cui Eni perde nel triennio 2014-2017 più di un terzo della produzione originaria. Il petrolio siciliano è dunque a rischio”.

L’upstream era il piatto forte del protocollo. Da tempo, ormai, i sindacati del settore chimico e gli operatori del diretto di Enimed temono che il gruppo possa ridurre ulteriormente le proprie attività nel settore estrattivo. A livello locale, la triade di Filctem, Femca e Uiltec ha già incontrato il nuovo amministratore delegato e spinge affinché la produzione possa riprendere slancio, anche per assicurare maggiore impiego agli operai dell’indotto. Senza la manutenzione dei pozzi, ovviamente, tutto rimane bloccato e i sindacati lanciano messaggi espliciti alla multinazionale, che nel sito locale è impegnata attualmente sul fronte della riconversione green della raffineria di contrada Piana del Signore. Il pezzo forte degli investimenti previsti nel protocollo di intesa di quattro anni fa, però, era proprio il settore dell’upstream, che oggi segna il passo, in attesa del progetto di base a terra che ha preso il posto della piattaforma Prezioso K, messa da parte dopo l’iniziale intesa.

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