Gela. Il Comune rientra nell’elenco di quelli che potranno incassare il gettito Impi, l’imposta che deve essere versata dalle aziende proprietarie di piattaforme estrattive. A livello ministeriale è stato emesso un decreto, pubblicato in gazzetta ufficiale. Enimed, al largo della costa locale, da anni ne ha collocate tre. Il municipio, così, incasserà le somme per le annualità 2020 e 2021. E’ lunga invece la sequela di ricorsi, arrivati anche in Cassazione. Inizialmente, il gruppo Eni contestava, senza transigere, le cartelle inviate dal municipio per il pagamento di Ici, Imu e Tasi. Ha spesso ottenuto decisioni favorevoli dalla Commissione tributaria provinciale e da quella regionale. Una sentenza di Cassazione, invece, ha mutato il quadro, individuando il diritto dei Comuni che si affacciano sulla costa ad incassare i tributi, per piattaforme individuate come veri e propri immobili. Con il precedente dei giudici romani, la situazione generale è mutata nettamente. Eni ha iniziato ad essere più possibilista sui pagamenti. Durante l’esperienza amministrativa dell’ex giunta Messinese ci fu un primo cambio di passo. Il municipio e la multinazionale arrivarono ad un accordo, sottoscrivendo una transazione da sette milioni di euro, con il Comune che ha rinunciato agli interessi intanto maturati ma anche ai ricorsi in Cassazione che erano stati attivati. Tra le azioni giudiziarie in atto, c’era quella volta ad ottenere il riconoscimento dell’Ici per l’anno 2009.
Il legale incaricato dal municipio, l’avvocato Ferdinando D’Amario, ha comunicato di rinunciare all’azione, visto che l’Ici 2009 rientra tra le pendenze di Enimed, transatte con l’accordo del 2018. La commissione provinciale e quella regionale avevano dato ragione ai manager. L’azienda ha accettato la rinuncia e ai magistrati di Cassazione è toccato formalizzare “l’estinzione del giudizio”.