Gela. Quasi dodicimila morti in otto anni e un rischio che supera la media nazionale del 4-5%. Sono questi i dati che fanno paura nelle aree industriali, risultate contaminate, e adesso elaborati nel nuovo rapporto Sentieri, realizzato dai ricercatori dell’Istituto superiore di sanità. Tra le aree prese in esame, c’è anche quella di Gela, oltre a Taranto, Casale Monferrato, il Sulcis, così come il litorale flegreo. Sono ancora tante le zone a rischio lungo l’intera penisola. “Nella popolazione residente nei siti contaminati studiati è stato stimato un eccesso di mortalità per tutte le cause pari al 4% negli uomini e al 5% per le donne – ha spiegato il ricercatore Amerigo Zona durante il convegno organizzato per la presentazione dei risultati – per tutti i tumori maligni la mortalità in eccesso è stata del 3% nei maschi e del 2% nelle femmine”.
I dati presentati dall’Iss. Tradotto in numeri freddi, dal 2006 e fino al 2013 sono 5.267 i decessi in eccesso tra la popolazione maschile e 6.725 in quella femminile, tutti concentrati nei siti di interesse nazionale, dove sono presenti raffinerie, centri di produzione, discariche, aree portuali, inceneritori, miniere e centrali elettriche. Sono 5.285 i decessi per tumori e 3.632 per malattie dell’apparato cardiocircolatorio. I ricercatori dell’Istituto superiore di sanità, adesso, puntano ad approfondire questi dati, con ulteriori accertamenti nei territori a rischio. “I dati da noi prodotti – dice Pietro Comba responsabile scientifico dello studio Sentieri – servono sostanzialmente a capire quali sono gli interventi di risanamento ambientale più utili e urgenti a fini di tutela della salute”. I numeri sono preoccupanti e la scia di morti non si ferma.