Gela. Sono accusati di estorsione perché, secondo i magistrati della procura, sarebbero stati dietro ad un vero e proprio cavallo di ritorno. Le difese hanno escluso l’estorsione. Ovvero, i soldi in cambio della restituzione di un’auto. Così, è stato disposto il giudizio immediato per il gelese Claudio Iannì e per i romeni Andrei Stirbu e Renata Paun. In base alle accuse, avrebbero preso di mira un anziano licatese che per riottenere l’auto avrebbe dovuto pagare circa centottanta euro. Nella fase delle indagini, la posizione dei tre sembrò comunque ridimensionata. Il giudice delle indagini preliminari non convalidò l’arresto di Stirbu mentre revocò i domiciliari a Iannì e Paun. In questo modo, vennero accolte le richieste arrivate dai difensori dei tre, gli avvocati Salvo Macrì e Giuseppe Smecca. Anche in sede di riesame, dopo il ricorso presentato dai magistrati della procura, i provvedimenti del gip vennero confermati. Stando ai difensori, infatti, non ci sarebbe stato alcun tentativo d’imporre il pagamento di denaro all’anziano licatese. I soldi sarebbero serviti solo a coprire i costi di una riparazione meccanica da effettuare sull’automobile. In ogni caso, i tre finiscono a processo.