“I sindaci Renziani devono perdere”, quel patto per far perdere Fasulo: ora la lite per la presidenza del Consiglio

 
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Gela. E’ l’ora della resa dei conti. Di notti dai lunghi coltelli in casa Pd ce ne saranno ancora.

Ma nei Democratici appare chiaro che qualcuno dovrà spiegare questa sconfitta. Angelo Fasulo, che ha sempre scelto una linea molto “british”, aspetta la direzione provinciale di luned per togliersi più di un sassolino dalla scarpa. Sa di essere stato “tradito” ma la sconfitta arriva da molto lontano.

Un vertice misterioso a Caltanissetta. I più esperti sostengono che questo inverno nientemeno che Massimo D’Alema sarebbe giunto a Caltanissetta in gran segreto per incontrare i vecchi leader del partito, e in ogni caso i “non-Renziani”. Il diktat è stato inequivocabile. “Alle amministrative gli uomini di Renzi devono perdere”. Al vertice c’erano noti esponenti gelesi dei Dem. Lo stesso governatore Crocetta, che non c’era a quell’incontro, avrebbe espresso sin dall’inizio perplessità sulla scelta di Fasulo. Voleva proporre un suo nome ma ha poi accettato e sostiene di averlo sostenuto. Ha fatto una lista (di successo con 5 eletti) e fatto campagna elettorale intensa, soprattutto nelle ultime due settimane. Ma già allo spoglio la prima stranezza. Chi ha scelto i candidati del Megafono non ha votato Fasulo ma Messinese o Greco. Ed anche nel Pdr (la lista formata da Donegani) troppe schede non indicavano il sindaco ma erano bianche. E nessuno ha la certezza che i “talebani” che hanno spergiurato la pace abbiano poi in effetti sostenuto Fasulo. A qualcuno non è manco piaciuta la scelta degli assessori designati, come ad esempio Sandra Scicolone o Alessandra Ascia. Il Pd avrebbe voluto scegliere al proprio interno e non l’ha fatto, aumentando lo strappo.

Donegani e lista Pdr. Ha ottenuto 1900 voti e rigetta le illazioni. “Avrei potuto non fare la lista. Ho contribuito a fare arrivare al ballottaggio Fasulo con 1900 voti di preferenza, dei quali 1500 sono andati al sindaco e sono riscontrabili. Qualche amico del Pd spieghi perché altri dirigenti di partito non hanno fatto la loro lista. Ci sono professionisti come Alario, Caizza, Palumbo, Cascino e altri che hanno contribuito fedelmente. Se tutti lo avessero fatto come Fasulo avrebbe vinto”.

Lo stesso Crocetta a Live Sicilia ha dichiarato. “Se Fasulo avesse vinto, si sarebbe detto che quella era la vittoria di Faraone. Adesso che ha perso, lo sconfitto sarei mio. Peccato che le cose non stanno esattamente così”. E a dimostrare l’esistenza di una “verità sotterranea” sarebbe stato, ad esempio, “il leale comportamento del segretario regionale Raciti, che non ha strumentalizzato quel risultato, perché sa bene come stanno le cose”. E le cose, secondo il governatore, starebbero così: lui non ha potuto scegliere il candidato a Gela, nella sua città. Anzi, Rosario Crocetta aveva anche individuato un altro nome, un giovane avvocato “che piaceva a tutti”. Ma è arrivato il veto. Di “quelli”. Cioè del suo partito.

A dimostrazione che quelli del Pd non cambiano mai, o meglio della coalizione, sottolineiamo come da due giorni si svolgano riunioni più o meno segrete per cercare l’accordo sul presidente del Consiglio. Anche lì tante anime, nessuna convergenza: Carmelo Casano, Alessandra Ascia, Guido Siragusa, Enzo Cirignotta, Romina Morselli.

Benvenuti signori… siamo ancora all’inizio.

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