Gela. “Vogliono escludere la società Archimede.
Il comandante Pietro Carosia sta proseguendo su questa strada, violando quanto indicato dai giudici del Tar”.
Nuova protesta. I guardiafuochi della società Archimede, da oltre vent’anni impegnati al porto isola Eni, sono tornati a protestare davanti agli uffici della capitaneria di porto. “Ci sono enormi responsabilità – spiegano gli operatori – addirittura, le agenzie ci comunicano che noi non possiamo lavorare. L’azienda ha fatto sforzi economici per acquistare un nuovo mezzo di sfuggita, come richiesto dal comandante, e il servizio non possiamo svolgerlo”. I responsabili del gruppo siracusano Archimede e gli operatori hanno già depositato tre denunce penali. “La procura è stata informata – continuano – confidiamo nei magistrati.
Il Tar, con diverse ordinanze, ha sospeso le autorizzazioni rilasciate all’altra società Vigilanza soccorso antincendio e adesso spunta un’altra azienda, con una denominazione variata e un capitale sociale irrisorio. I lavoratori vengono pagati a prestazione. Si sta precarizzando un intero settore e noi, pagati regolarmente, dobbiamo rinunciare a tutto”. In più occasioni, il comandante Pietro Carosia ha ribadito di aver applicato la normativa in materia, senza danneggiare alcuna società. Per gli operatori di Archimede, però, solo pochi starebbero ottenendo vantaggi. “Lavorano nuove aziende appena autorizzate e i barcaioli – concludono – a noi, pian piano, stanno togliendo tutto. È assurdo, anche perché al porto isola, oramai, arrivano mensilmente pochissime navi. Noi non ci fermeremo”. Con il lavoro a rischio, la tensione è destinata ad aumentare e, adesso, in causa sono chiamati anche i pm della procura.