Gela. Una telefonata, in piena notte, arrivata alla caserma dei carabinieri del reparto territoriale di via Venezia. “I poliziotti lo stanno picchiando senza motivo”. Un breve giro di verifiche per accertare, però, che la denuncia non aveva fondamento.
Per questa ragione, con l’accusa di oltraggio a pubblico ufficiale e per aver condotto un motorino senza alcun documento, sono finiti a processo due uomini, si tratta di un gelese e di un cittadino romeno da anni residente in città.
La telefonata ai carabinieri. La chiamata arrivata al centralino della caserma dei carabinieri partì nel gennaio di tre anni fa. Uno degli imputati denunciava il fatto che il cittadino romeno fosse stato aggredito, senza motivo, durante un controllo di polizia. Dai successivi accertamenti, però, non risultò alcuna irregolarità.
Gli agenti indicati, infatti, non avrebbero neanche effettuato i controlli finiti al centro della vicenda. Nel corso del dibattimento, aperto davanti al giudice Fabrizio Molinari, è stata sentita l’agente di polizia che, quella notte, ricevette al commissariato la chiamata arrivata dalla caserma dei carabinieri. Il piantone in servizio alla caserma, infatti, avrebbe chiesto chiarimenti all’agente circa la segnalazione ricevuta.
Il motorino condotto senza documenti. Nessun’anomalia, però, sarebbe emersa. Stando all’accusa, si sarebbe solo trattato del tentativo di evitare una denuncia a causa di quel motorino condotto senza documenti e di alcune offese rivolte dagli imputati in direzione dei poliziotti. La teste ha risposto sia alle domande formulate dal pubblico ministero Sonia Tramontana che a quelle rivoltele dalla difesa dei due imputati.
Nuovi testimoni, adesso, dovrebbero essere sentiti alla prossima udienza fissata per il prossimo 11 maggio. Già in quell’occasione, potrebbe arrivare la decisione a carico dei due imputati.