Gela. Sono preoccupanti le percentuali di trentenni che richiedono alimenti e indumenti alle varie associazioni per arrivare a fine mese.
I nuovi poveri, sembra un paradosso, sono i giovani che colti dalla disperazione sono costretti a rivolgersi a qualcuno per sfamarsi e sfamare i pargoli che hanno messo al mondo. La crisi colpisce soprattutto le famiglie con a capo trentenni che stentano nonostante lavori saltuari a mantenere i loro cari.
Tante le persone che prese dalla generosità arrivano a donare quanto possono, i volontari si riuniscono nel plesso della casa del volontariato e tra una chiacchiera e l’altra cuciono corredini per nuovi nascituri e sistemano gli indumenti che necessitano di qualche accortezza. Infondendo quel minimo id serenità che in un momento come questo è assai difficile da trovare.
La situazione sembra preoccupante, raccontano due volontarie, in percentuale le richieste sono aumentate rispetto agli altri anni a dimostrazione del fatto che la crisi colpisce ogni fascia della cittadinanza. ”La nostra associazione non fa raccolta di indumenti – dice Michela Prestia, presidente dell’associazione Gelafamiglia- la provvidenza arriva da sola, noi distribuiamo indumenti per bambini da zero ai dieci anni, con i nostri limitatissimi mezzi cerchiamo anche di aiutare le famiglie comprando corredini per neonati, alimenti prima infanzia, dando piccoli contributi per il pagamento di bollette Enel, affitto casa, o per altri motivi gravi.
Purtroppo anche se in città ci sono molti banchi alimentari molte persone vengono da noi perchè hanno perso il lavoro da poco e non hanno i requisiti per accedere ai banchi alimentari-continua Prestia- le famiglie che sono venute nel nostro centro quest’anno sono circa 200, ci sono immigrati ma la maggioranza sono gelesi e dei paesi limitrofi. le percentuali in riferimento all’età media delle persone che si sono rivolte al centro sono: il 7% hanno 20 anni il 35% hanno 30 anni il 29% hanno 50 anni, il 19% hanno 50 anni ,il 7% hanno 60 anni”.