“I nostri figli partono, non abbiamo niente”, gli operai dell’ indotto in municipio

 
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Gela. Hanno riempito l’aula consiliare perché non vogliono morire in cambio del “progetto ciliegino e della nave greca”.

Gli operai dell’indotto Eni hanno spinto il presidente del civico consenso Giuseppe Fava a cambiare programma e a lasciargli la parola.
“Sono stato costretto a far partire le mie due figlie – ha detto l’operaio Giuseppe Di Natale – a cinquantasei anni mi trovo senza niente come i miei tanti colleghi. Così, dovremmo contrastare la mafia?”.
Gli operai delle aziende dell’indotto preannunciano nuovi giorni di protesta, con o senza la politica al loro fianco. Fortemente critici i consiglieri Terenziano Di Stefano e Giacomo Gulizzi. “Altro che compensazioni per il territorio – hanno attaccato – Eni ha presentato dati assurdi, senza garantire nulla per la città e i suoi lavoratori”.
Il sindaco Angelo Fasulo si è dimostrato assai dubbioso. “Più che una riconversione industriale – ha spiegato – mi pare il tentativo di deindustrializzare questo territorio, lasciando solo disoccupazione. Il lavoro deve essere qui’ e non altrove”.

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