Gela. Ad accusarlo sono alcuni collaboratori di giustizia. Le presunte estorsioni. Così, il quarantaduenne Aurelio Areddia deve rispondere di due presunte estorsioni che sarebbero state messe a segno ai danni dei titolari di altrettante attività commerciali della città. Le dichiarazioni dei collaboratori hanno fatto luce su presunte messe a posto, risalenti oramai negli anni. Areddia, così, è finito davanti al collegio penale presieduto dal giudice Paolo Fiore, affiancato dalle colleghe Ersilia Guzzetta e Silvia Passanisi. Difeso dall’avvocato Salvo Macrì, l’imputato deve rispondere alle accuse mosse dai magistrati della Direzione distrettuale antimafia di Caltanissetta. Intanto, proprio l’avvocato Salvo Macrì ha sollevato in giudizio le prime eccezioni legate a mancate notifiche. Il dibattimento è stato aggiornato al prossimo novembre. La difesa ha sempre escluso qualsiasi partecipazione dell’imputato ad eventuali estorsioni ai danni di esercenti locali. Areddia, infatti, non avrebbe mai fatto parte di gruppi della criminalità locale organizzata.