Gela. E’ incapace di intendere e di volere e il verdetto sembra praticamente unanime per il quarantaquattrenne Maurizio Novembrini che nell’aprile dello scorso anno, in una sala slot di Caravaggio in provincia di Bergamo, ha ucciso il fratello cinquantunenne Carlo e la sua compagna Maria Rosa Fortini. Per loro non c’è stato nulla da fare. Sono stati raggiunti dai colpi di pistola sparati a bruciapelo. L’intera scena è stata ripresa dai sistemi di videosorveglianza dell’attività commerciale. Maurizio Novembrini, il fratello Carlo e altri componenti della famiglia, tutti gelesi, da tempo si erano trasferiti in Lombardia. Gli approfondimenti sul suo stato mentale sono stati richiesti dal gup del tribunale di Bergamo, davanti al quale Novembrini deve rispondere del duplice omicidio e anche di un altro episodio, dato che durante il periodo di detenzione nel penitenziario di Bergamo ha dato alle fiamme il materasso della sua cella. Da inizio gennaio, è stato trasferito in una Rems in provincia di Mantova, si tratta delle strutture che hanno sostituito gli ospedali psichiatrici giudiziari.
Il perito nominato dal gup, su richiesta del difensore del quarantaquattrenne (l’avvocato Paolo Birolini), ha accertato che al momento dei fatti Novembrini non era capace di intendere e di volere. Una conclusione analoga a quella raggiunta dagli esperti di parte, scelti dallo stesso difensore dell’imputato e dal legale delle parti civili, i familiari di Maria Rosa Fortini. A questo punto, anche se l’ultima parola spetta sempre al gup, per Maurizio Novembrini potrebbe essere emesso un verdetto di assoluzione proprio per le sue condizioni psichiche, probabilmente seguito dalla sottoposizione ad una misura di sicurezza. Subito dopo l’arresto, ha sostenuto di aver sparato perché temeva che il fratello gli volesse fare del male. Entrambi avevano precedenti penali alle spalle.