Gela. L’imprenditore cinquantasettenne Riccardo Greco si è tolto la vita lo scorso febbraio e non potrà incassare quest’ennesimo colpo di scena in una vicenda che l’ha portato a farla finita. Negli scorsi giorni, la procura generale di Caltanissetta ha addirittura ritirato l’appello proposto contro la sentenza di assoluzione che aveva escluso qualsiasi collegamento tra l’imprenditore e pezzi dei clan di mafia locali. Probabilmente, non se lo aspettava neanche il legale di fiducia della famiglia, l’avvocato Alfredo Galasso, pronto invece a depositare il certificato di morte del suo assistito. Il legale parla di “ripensamento postumo”. Proprio l’appello presentato dai magistrati contro l’assoluzione decisa dal gup del tribunale nisseno ha pesato sull’interdittiva che ha escluso la Cosiam di Greco dall’Anagrafe antimafia degli esecutori e di conseguenza da appalti pubblici molto importanti, di fatto gettandolo nello sconforto, nonostante fosse stato tra i primi a denunciare le richieste estorsive dei clan sull’appalto rifiuti. Il procedimento penale che l’ha coinvolto nasce proprio da quello madre, partito al termine della maxi inchiesta antimafia “Munda mundis”. Pesanti condanne (ormai diventate definitive), vennero inferte anche a diversi collaboratori di giustizia. Gli ex capi delle famiglie, però, gettarono non poche ombre su Greco e sugli altri imprenditori che gestirono in Ati l’appalto rifiuti. La Cassazione, confermando le condanne per l’inchiesta “Munda mundis”, ha invece riconosciuto il diritto al risarcimento dei danni, come vittima, proprio a Greco (somme che gli sono state liquidate dal Fondo di solidarietà).
Vittima ma allo stesso tempo imputato, con il sospetto di essere stato vicino agli ambienti delle cosche. “La Cassazione ha dedicato due pagine delle motivazioni alle dichiarazioni rese da chi lo accusava – spiega ancora Galasso – ritenendole del tutto infondate”. Il legale parla anche di “subdole insinuazioni” giunte dai collaboratori. Il gup del tribunale di Caltanissetta ha dato ragione alla linea dell’avvocato e a quella di Greco, assolvendolo. Il titolare della Cosiam però si è visto impugnare in appello la sentenza favorevole. Si è ucciso prima di presentarsi dai giudici di secondo grado. Una morte che forse ha pesato sulla scelta della procura generale di ritirare l’appello. “Con questa decisione – conclude Galasso – l’assoluzione di primo grado diventa definitiva e potrà essere un elemento importante da usare nei giudizi amministrativi”. L’avvocato lo dice quasi con un senso di profondo rammarico. Riccardo Greco, probabilmente, non ha sopportato l’esasperazione del dubbio, che l’ha fatto passare in poco tempo dal banco delle vittime a quello degli imputati, con il rischio che l’azienda portata avanti per anni potesse ingiustamente crollare.
Riposa in pace Riccardo,anche se non ci conoscevamo,da quel fatidico e drammatico giorno in cui decidesti di chiudere il capitolo della tua vita,ho vissuto un grande malessere,il quale ho riscontrato anche in tante altre persone che ti conoscevano e ti apprezzavano!Mi dispiace Riccardo,spero tanto che la tua famiglia malgrado tutto,possa ritrovare in questo atto di giustizia,un minimo di serenità,pace e forza per andare avanti nel viaggio della speranza!