Gela. Non si sarebbero accorti di nulla, ad iniziare dagli spari contro una delle finestre della loro abitazione. L’hanno spiegato in aula la madre e il fratello del giovane che, stando agli investigatori, sarebbe finito nel mirino del ventinovenne Giovanni Rinzivillo, a processo proprio per questi fatti. I poliziotti del commissariato e i pm della procura hanno ricostruito la dinamica di quanto sarebbe accaduto nei pressi di un’abitazione a ridosso del lungomare Federico II di Svevia. Sarebbe stato Rinzivillo a sparare per lanciare un messaggio al rivale. I due testimoni, però, hanno escluso di conoscerlo. L’imputato, difeso dall’avvocato Giusy Ialazzo, si è sempre detto innocente. Al momento degli spari, messi a segno nel primo pomeriggio, si sarebbe trovato in casa, dove era rientrato per adempiere agli obblighi degli arresti domiciliari.
La difesa, adesso, ha ottenuto i tabulati telefonici che confermerebbero la versione resa da Rinzivillo. Chi ha sparato si recò nella zona in sella ad una moto. La difesa, intanto, inoltrerà una richiesta di scarcerazione dell’imputato.