Gela. La Regione e le altre istituzioni che siedono
ai tavoli di trattativa legati alla vicenda Eni se ne fregano del rispetto di quanto indicato nel protocollo d’intesa del novembre di tre anni fa.
Da due mesi nessuna risposta ufficiale. L’accusa, pesante, arriva dai segretari confederali di Cgil, Cisl e Uil. Da due mesi, Ignazio Giudice, Emanuele Gallo e Maurizio Castania, attendono una convocazione proprio da Palermo. Una specifica richiesta, a maggio, era stata inoltrata alla presidenza della Regione. In sostanza, le segreterie confederali chiedevano un vertice per accelerare l’iter di riqualificazione degli operai dell’indotto. Di tutto questo, però, neanche l’ombra. “In Sicilia ci sono due aree di crisi complessa, Termini Imerese e Gela – scrivono in una nota congiunta – bisogna farle viaggiare con la medesima velocità, ad oggi così non è e questo arreca un’evidente tensione sociale ed il sindacato confederale e di categoria non può essere, ancora una volta, lasciato solo dalle istituzioni politiche, le uniche che hanno il potere di fare! Realizzare un protocollo e fregarsene è un pessimo modo di rappresentare le istituzioni, vale per chi ha un ruolo a Palermo, un importante ruolo istituzionale”. Così, i sindacalisti lanciano sospetti. “Nulla di tutto questo è stato fatto – dicono ancora – anzi, si rallenta sempre di più il percorso di riqualificazione del personale. Forse, il governo Crocetta pensa alle prossime elezioni regionali?”. Peraltro, senza l’avvio di un percorso di riqualificazione, in base ad una recente circolare ministeriale, non sarà possibile accedere alle eventuali procedure di mobilità in deroga. Insomma, senza riqualificazione, addio ammortizzatori sociali. A Palermo, per ora, tutto tace.