Gela. Quindici anni e dieci mesi di reclusione a Salvatore Rinzivillo. Il gup del tribunale di Roma Annalisa Marzano ha emesso il proprio verdetto, al termine del giudizio abbreviato, successivo al blitz antimafia “Druso”. Rinzivillo è ritenuto il nuovo capo dell’omonima famiglia di cosa nostra e avrebbe imposto intimidazioni ed estorsioni, anche nella capitale, prendendo di mira, tra gli altri, i gestori del Caffè Veneto e i titolari di un’azienda del settore della distribuzione ortofrutticola. Condanne anche agli uomini a lui più vicini. Sette anni e sei mesi a Paolo Rosa, tre anni e otto mesi per Giovanni Ventura, sei anni e otto mesi ad Angelo Golino, quattro anni e due mesi a Rosario Cattuto, quattro anni e sei mesi a Cristiano Petrone, uno dei carabinieri che si sarebbe messo a servizio di Rinzivillo, garantendogli l’accesso ad informazioni riservate. L’unica assoluzione, il gup capitolino l’ha emessa nei confronti di Francesco Maiorano. Santo Valenti, Danilo Cellanetti, Salvatore Iacona, Marco Mondini, Ettore Spampinato, Biagio Ehrler e Arianna Ursini, che non hanno optato per riti alternativi, sono tutti stati rinviati a giudizio. Il dibattimento a loro carico prenderà il via il prossimo 18 giugno.
I Rinzivillo a Roma. Per i pm della Dda romana e per quelli di Caltanissetta, coadiuvati da finanzieri, carabinieri e poliziotti, i Rinzivillo avevano riallacciato i loro affari, con gli ergastolani Antonio e Crocifisso Rinzivillo che hanno passato il comando al fratello Salvatore. L’inchiesta “Druso” è solo una costola di una più vasta indagine, ribattezzata “Extra Fines”. Il gruppo avrebbe portato avanti affari nel settore ittico e in quello dell’ortofrutta, cercando di controllare canali importanti e finanziandosi anche con il traffico di droga dalla Germania. Le richieste di condanna sono arrivate anche dalle parti civili, a cominciare dall’avvocato Giuseppe Panebianco, che rappresenta l’associazione antiracket “Gaetano Giordano” e la Fai. Il legale, già in apertura di udienza preliminare, ha ottenuto l’ammissione come parte civile, facendo leva sulla pericolosità delle infiltrazioni della mafia gelese a Roma e nel Lazio. Gli imputati sono difesi dagli avvocati Roberto Afeltra, Grazio Ferrara, Luigi Cinquerrui, Flavio Sinatra, Chiara Porta Crozon, Romolo Reboa, Giovanna Cassarà, Lucio Greco, Lanfranco Cugini, Gabriele Valentini, Andrea Thau, Mauro Capone, Maria Concetta Marzo, Fabio Saranderea, Michele D’Urso, Barbara Fulgenzi, Corrado Pascal, Domenico Mariani e Pierfrancesco Bruno.