Gela. L’apparenza politica, almeno per ora, sta reggendo, ma le scelte che il sindaco Lucio Greco dovrà fare per rilanciare la sua amministrazione, varando una giunta-bis, rischiano di far implodere il rapporto con i partiti. Fino ad oggi, tra alti e bassi, Pd e Forza Italia, i due snodi di un’alleanza pre-elettorale (decisamente anomala), hanno assicurato fedeltà all’avvocato “civico”. Negli ultimi giorni, però, le cose stanno cambiando, anche repentinamente. “Le proporzioni non reggono più”, si lascia scappare uno che nell’alleanza conta. I vertici dem e quelli forzisti vogliono vederci chiaro. Il segretario cittadino Peppe Di Cristina, durante l’incontro ufficiale con Greco, ha parlato di “equilibrio di rappresentanza”. Insomma, un eventuale secondo assessorato non potrà politicamente baciare solo un partito a discapito dell’altro e allo stesso tempo non potrà colorarsi di “civico” senza che a Pd e Forza Italia spetti un contrappeso. Adesso, sono “arcobaleno” pure quelli dell’Udc, che potrebbero piazzare un rappresentante d’area, ma non un candidato alle scorse amministrative (anche questo è un incastro che pare convincere poco dem e azzurri). Nella “tombola” di giunta, non manca il ritorno di fiamme di due nomi che per mesi sono stati praticamente sulla soglia del municipio. L’avvocato Giuseppe Licata (ex assessore della giunta Messinese con un lungo trascorso nel Pd) e l’imprenditore Cristian Malluzzo (consigliere comunale uscente e vicino alle sponde politiche di Sicilia Futura e “Un’Altra Gela”) sono ritornati sulla bocca di tanti. L’eventuale chiamata di Greco aprirebbe uno squarcio enorme con i partiti. Licata è sempre stato sponsorizzato dal consigliere (per ora indipendente) Vincenzo Cascino e ha contribuito alla lista “Azzurri per Gela”. Un assessorato che le segreterie di partito vedono come politicamente eccessivo, rispetto ai risultati elettorali e al peso effettivo. Per Malluzzo il discorso cambia. Nelle stanze dei partiti, è ritenuto un rinforzo per la causa di “Un’Altra Gela”, che però già mette in fila il sindaco, il presidente dell’assise civica, quattro consiglieri comunali (erano cinque prima dell’addio di Pierpaolo Grisanti) e due presidenze di commissione che contano, ovvero urbanistica e sanità. A quelli con il simbolo ufficiale pare essere piaciuto poco anche un presunto tentativo di “blitz” politico del presidente dell’assise civica Salvatore Sammito, che avrebbe suggerito un proprio nome di fiducia per la giunta.
Per non parlare dei “civici” (area ormai sempre più ampia) che possono mettersi al petto la vicesindacatura, la presidenza della Ghelas e quella della commissione sviluppo economico. Uno degli alfieri no-logo, il vicesindaco Terenziano Di Stefano, ieri è stato decisamente netto. “In città – ha detto – Pd e Forza Italia non valgono più di una “Buona Idea”. Parole che hanno fatto salire il sangue politico agli occhi di segretari e dirigenti di partito, che nei mesi hanno messo sul tavolo di Greco i loro riferimenti al governo e alla Regione, a partire dai contatti costanti con il ministro per il Sud, il dem Giuseppe Provenzano. Una specie di cena di famiglia, organizzata tra parenti che si guardano in cagnesco e aspettano solo che l’altro sbagli i toni. Su Greco potrebbero pesare i patti pre-elettorali, sempre richiamati dal deputato regionale Michele Mancuso, che non ha ancora visto il sindaco ma potrebbe farlo a breve. Il coordinatore provinciale di Forza Italia non si è mai nascosto, ribadendo che l’intesa prevede un secondo assessorato ai berlusconiani. Un varco in giunta, dopo quello che ha consentito di assegnare le deleghe all’avvocato Nadia Gnoffo, ritenuto quasi strategico. Se Greco concedesse l’assenso, a Palazzo di Città, tra le varie ipotesi, potrebbe entrare l’avvocato Angelo Cafà, che intanto ha presentato ricorso e ottenuto il riconteggio dei voti in due sezioni. Il giovane legale, primo dei non eletti nella lista “Azzurri per Gela” (in quota Forza Italia), convocato in municipio rinuncerebbe all’azione al Tar, mettendo al sicuro il posto di Carlo Romano (che altrimenti rischierebbe). Oppure, uno degli attuali consiglieri comunali del partito, lo stesso Romano e Luigi Di Dio, potrebbe traslocare in giunta, lasciando spazio a Cafà tra i banchi dell’assise civica. In entrambi i casi, il problema del ricorso verrebbe superato. Se gli “equilibri di rappresentanza” saltassero, i partiti potrebbero tenersi con le mani libere. Pare che il segretario dem Peppe Di Cristina sia addirittura disposto a ritirare l’assessore di riferimento in giunta (Grazia Robilatte che ha anche la delega ai rifiuti), con un eventuale appoggio esterno alla maggioranza “arcobaleno”. Giusto per marcare le distanze e il dissenso interno, che in queste ore sta montando. La soluzione rapida ipotizzata da Greco per svelare la giunta-bis non è dietro l’angolo, anzi.