Gela. Disse no, in modo fragoroso, alle imposizioni di mafia. Pagò con la vita. Era il 10 novembre del 1992 quando i clan decisero che l’esercente Gaetano Giordano, molto conosciuto in città per la sua attività, andava colpito. La sua opposizione al pizzo, imposto dalle famiglie di mafia, avrebbe potuto creare un precedente scomodo per chi riteneva di poter comandare con la violenza e con la morte. Venne colpito barbaramente. Da allora, il suo nome e il suo esempio sono rimasti impressi nella memoria collettiva. A trentadue anni da quei fatti, anche esponenti istituzionali hanno voluto ricordarlo. Tra questi, l’assessore Peppe Di Cristina. Sui social, il suo messaggio è molto chiaro.
“Ricordare chi ha dato la sua vita per la libertà è un dovere di tutti, l’esempio di Gaetano Giordano, assassinato perché non si piegó alla prepotenza mafiosa, deve vivere in ognuno di noi, sempre”, ha scritto condividendo un pensiero dell’intera amministrazione comunale. “Mai più”, aggiunge l’assessore richiamando l’esigenza morale ed etica che porta a non dare spazio alla mafia e alla violenza, che per anni hanno bagnato con il sangue le strade della città.