Gela. La “spaccata” alla gioielleria “Rachele” di corso Vittorio Emanuele fruttò almeno 77 mila euro, almeno secondo quanto ricostruito dai pm della procura e dagli agenti di polizia del commissariato. Gli autori materiali del colpo hanno ammesso le responsabilità. Carmelo Martines e Michael Smecca, difesi dall’avvocato Carmelo Tuccio, hanno deciso di essere giudicati con l’abbreviato. Il terzo complice, Angelo Lombardo, ha già patteggiato (difeso dal legale Giovanni Cannizzaro). L’inchiesta successiva alla “spaccata” ha condotto ad individuare altri due presunti coinvolti. Il trentottenne Giacomo Di Noto, attualmente detenuto, e il trentenne Dario Gagliano, si sono presentati davanti al giudice Eva Nicastro. Entrambi, già in fase di indagine, hanno respinto gli addebiti mossi dagli investigatori. Secondo le accuse, Di Noto avrebbe ricettato monili e preziosi, mentre Gagliano avrebbe fatto da tramite fra il gruppo che colpì e i proprietari dell’attività commerciale. Gagliano, difeso dall’avvocato Flavio Sinatra, ha scelto di non accedere a riti alternativi e affronterà il dibattimento. Di Noto, rappresentato dagli avvocati Carmelo Tuccio e Cristina Alfieri, attende di ricevere la notifica che non gli è ancora pervenuta e i legali non escludono l’eventualità di una richiesta per un rito alternativo.
I pm della procura, dopo gli arresti, hanno parlato di un’indagine allargata a due familiari dei titolati della gioielleria, che probabilmente avrebbero recuperato parte della refurtiva, consegnando un orologio ad uno dei tramite. Tutte vicende che verranno affrontate dal giudice.