Gela tra violenza e riscatto, “Il 99 per cento dei reati dei minori hanno radici in famiglia”
Il procuratore Cosentino denuncia un sistema che spinge i ragazzi sulla strada sbagliata. Ma nel degrado emergono storie di riscatto.
Gela. Senso di impunità. Desiderio di soldi facili, ottenuti con lo spaccio o con piccoli furti, ma anche gesti molto violenti. È la fotografia di una parte della gioventù di Gela, dove lo zoccolo duro della delinquenza minorile resiste e si rigenera.
A far esplodere ancora una volta l’allarme, il clamoroso episodio della spaccata in una gioielleria nel pieno centro storico: autori due ragazzi poco più che adolescenti, subito identificati e arrestati.
Per la Procura per i minorenni, non è un caso isolato ma l’ennesimo sintomo di un problema profondo. Il procuratore Rocco Cosentino usa un’immagine forte: “Siamo davanti a episodi che ricordano Arancia Meccanica”, dice, richiamando l’estetica di una violenza cieca, gratuita, capace di trasformarsi in spettacolo.
Ragazzini che scelgono la via della violenza per sentirsi forti, per appartenere a un gruppo, o semplicemente per non restare invisibili. Dietro le vetrine spaccate, però, ci sono storie di disagio, famiglie fragili, contesti che troppo spesso lasciano i giovani soli.
Nel 99 per cento dei casi – spiega il procuratore – i reati commessi da minori hanno radici in famiglia: genitori assenti, condizioni economiche disperate, assenza di alternative credibili.
«Il più delle volte ci troviamo davanti a situazioni complesse già in origine– spiega Cosentino - padri e madri che non ci sono, condizioni economiche disperate, assenza di alternative credibili. In questo vuoto si infilano la strada e il crimine, che diventano i loro unici maestri».
Un quadro duro, ma non senza spiragli. Perché accanto a chi sceglie il crimine, ci sono anche giovani che provano a ribellarsi al destino che li vorrebbe complici di un sistema malato. Storie di chi ha deciso di cambiare vita, percorsi di recupero che dimostrano come un futuro diverso sia possibile.
«Vuol dire che gli sforzi di recupero non sono vani, che ci sono margini per cambiare le cose», osserva Cosentino.
E i numeri iniziano a dare qualche segnale: dal 2021 a oggi, i reati commessi da minori nel Nisseno sono diminuiti di oltre il 30 per cento. Una riduzione significativa, che racconta di un’inversione di tendenza.
Ma la sfida resta enorme: sottrarre i ragazzi alla strada, dare risposte concrete a chi cresce in contesti difficili, offrire opportunità che sostituiscano alla logica della violenza quella del riscatto. Un compito che non riguarda soltanto la magistratura, ma l’intera comunità.
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