Gela, rischio sgombero per diverse famiglie a Santa Lucia
Stamattina nelle palazzine popolari sono arrivati i primi sfratti, poi sospesi solo per l’assenza dei servizi sociali.
Gela. Nel quartiere Santa Lucia, quello che una volta era definito il Bronx, tantissime famiglie vivono da anni negli alloggi popolari, senza titolo, dopo averli occupati quando erano abbandonati e ridotti a ruderi.
Questa mattina però, sono partiti gli sfratti, poi sospesi per l’assenza dei servizi sociali. Ma il rinvio non ferma la paura: per le famiglie il tempo sta per scadere.
“Stamattina è andata così – spiega Carmela – ma sappiamo che torneranno. Noi abitiamo qui da prima del 2017 e quindi la legge dovrebbe consentirci la regolarizzazione. Però finora hanno rigettato igni nostro ricorso”.
Molti di loro avevano partecipato al bando di regolarizzazione pubblicato lo scorso anno dallo IACP di Caltanissetta, ma nessuna pratica è stata accolta. Adesso, per tutti, è arrivato l’ordine di sgombero immediato.
“Viviamo ogni giorno con la paura che ci vengano a prendere per buttarci in mezzo alla strada – racconta Rosa – siamo consapevoli di aver commesso un reato, entrando abusivamente in queste case, ma lo abbiamo fatto per necessità, per dare un tetto alle nostre famiglie. Abitiamo qui da anni ormai e vogliamo pagare quello che serve per essere regolarizzati, dateci una possibilità”.
Il paradosso è che nello stesso complesso ci sono decine di appartamenti vuoti, in condizioni di degrado estremo, mai assegnati negli ultimi dieci anni. Molti si trasformano in discariche abusive o rifugi per tossicodipendenti.
“Quando sono entrato qui dentro non c’era niente: né porte, né finestre, né acqua – racconta Liborio - Ho sistemato tutto da solo. Ora mi dicono che devo andare via. Ma dove dovrei andare, se non ho nulla?”.
Stamattina una delegazione di residenti ha incontrato il sindaco Terenziano Di Stefano, che ha chiesto allo IACP un incontro urgente con il Prefetto di Caltanissetta per provare a sospendere temporaneamente gli sgomberi e discutere di una eventuale riapertura dei termini di regolarizzazione.
Intanto, in questi palazzi, resta la paura. Paura di perdere tutto, anche quel poco che sono riusciti a costruire. Una storia di povertà e dignità negata, in un quartiere che chiede soltanto di non essere dimenticato.
11.4°