Gela. Tra difficoltà strutturali e contraddizioni, “Gela continua ad essere un laboratorio”, regionale e nazionale, anche sul capitolo della transizione energetica. Eni non smette di rappresentare un riferimento che però “da solo non può bastare”. I vertici di Filctem-Cgil e i delegati dei vari comparti del territorio, questa mattina si sono dati appuntamento per il direttivo, in presenza del segretario siciliano Pino Foti e del riferimento nazionale della categoria, Antonio Pepe. Il segretario provinciale Rosario Catalano è stato molto chiaro. La spinta del progetto “Argo-Cassiopea”, per il gas, è confortante e “si stanno bruciando le tappe”. “Ma cosa accadrà dopo? Quando la mole di lavoro andrà a ridursi?”, ha spiegato. Per Catalano, da subito, bisogna iniziare un confronto con tutte le parti, con l’azienda così come con le istituzioni. Le compensazioni, il protocollo del 2014 che sta per entrare nel decimo anno, gli investimenti che mancano all’appello e quelli che invece vanno avanti: sono tutti punti di un dibattito che non deve ridursi ad una sola rivendicazione sindacale. Così, è stato ripreso il tema delle assunzioni che devono ripartire sul territorio, dove Eni è presente in maniera massiccia e ha imbastito uno dei principali poli della bioraffinazione. “Un tavolo complessivo deve esserci – ha detto Foti – dobbiamo portare i territori. I Comuni devono diventare nostri compagni di viaggio, indipendentemente dal dissesto. Su Gela ci sarà sempre la massima attenzione”.
“Gela deve entrare a pieno titolo nel discorso dell’hub energetico del Mediterraneo – è intervenuto Pepe – questo si fa coinvolgendo il governo regionale e quello nazionale. La riconversione era l’unica soluzione possibile altrimenti questo territorio sarebbe finito nell’oblio. Purtroppo, le scelte del Pitesai, con “Argo-Cassiopea” che è stata una delle poche eccezioni, non stanno permettendo ad Eni di investire secondo gli iniziali programmi”. In città non mancano i capitoli da chiudere. Sulle compensazioni e sulle royalties, si giocano le sorti future e gran parte dei potenziali investimenti. Non a caso, durante il dibattito è riaffiorata la vicenda Macchitella Lab, l’ex casa albergo riconvertita e ancora chiusa. È uno degli esempi di ciò che pare essere rimasto sospeso. Anche la politica, secondo le segreterie e i delegati, deve fare la propria parte. “Se riparte Gela, riparte la Sicilia. Questa città è un laboratorio anche per comprendere cosa vogliano fare le grandi aziende del settore”, ha concluso Foti.