“Gela emblema questione meridionale”, Di Cristina: “Apertura ai moderati? Può dare slancio”

 
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Di Cristina durante un intervento all'assemblea nazionale

Gela. La “questione meridionale” e il caso Gela sono stati più volte citati nel corso dell’intervento che ieri Peppe Di Cristina, componente della direzione nazionale dem, ha condotto durante i lavori dell’assemblea romana, alla presenza del segretario Elly Schlein e dei vertici democratici. “E’ evidente che non può esistere Europa senza il Mezzogiorno – spiega Di Cristina – ho apprezzato il fatto che il mio intervento sia stato ripreso proprio dal segretario Schlein. Appositamente, mi sono riferito più volte a Gela come simbolo della questione meridionale e continua ad esserlo. C’è stato troppo silenzio intorno a queste vicende. Ho ribadito di non essere ideologicamente contrario al ponte sullo Stretto ma strategicamente, ad oggi, è solo una grande truffa se si pensa ai tempi di percorrenza in treno, anche per coprire tratte molto brevi, e ad una viabilità, anzitutto nel nostro territorio, che è veramente in una condizione di assoluta arretratezza strutturale. Altra emergenza conclamata è quella sanitaria. Ormai le liste di attesa arrivano fino a due anni e questo è un aspetto che ho tenuto a sottolineare e che di certo non trova soluzione nella linea dei governi delle destre, sia a Roma che a Palermo”. Di Cristina sta seguendo l’evolversi degli scenari per le amministrative del prossimo anno. Ieri, in città, si è tenuta la prima riunione dell’agorà progressista-civica-moderata, finalizzata a sancire un’intesa programmatica che possa dare un governo locale distante dal centrodestra dei partiti e dall’attuale amministrazione comunale. “E’ un progetto interessante che può dare slancio alla città – sottolinea l’esponente del Pd – è importante che possa esserci l’apertura al mondo moderato. Dobbiamo dare discontinuità rispetto ai progetti delle destre cittadine”. L’esponente della direzione nazionale del Pd, nel suo intervento di ieri, ha quindi riproposto il caso Gela, tra deindustrializzazione e carenze sistemiche, proprio in un periodo nel quale anche a Palazzo di Città il sindaco Greco ha parlato di “una città tradita dallo Stato”, a seguito di una serie di impegni istituzionali ad oggi non concretizzati.

“Io continuo a non capire le ragioni che hanno spinto il sindaco a votare per il centrodestra. E’ lui che ha apertamente sostenuto il presidente Schifani – conclude Di Cristina – da anni, ormai, denunciamo il totale disinteresse dei governi delle destre verso la città. Il Cis avremmo voluto definirlo quando c’era l’ex ministro del Partito democratico e arrivammo anche in prefettura. Poi, tutto si è fermato. Lo stesso vale per le emergenze che si registrano su tanti finanziamenti e su strumenti che dovevano servire al rilancio. Le royalties, sulla base di norme volute dal Pd, negli anni hanno assicurato al Comune introiti superiori ai 150 milioni di euro. Si tratta di cifre cinque volte superiori rispetto a quelle previste negli accordi con Eni. Anche su questo aspetto bisognerebbe porre attenzione”.

1 commento

  1. Tutto giusto, per carità ma come mai quando avevamo governi di sinistra a Gela, a Palermo ,e a Roma non si è mai completata la Sr- Gela , il porto di Gela ,il potenziamento dell’ ospedale, anzi ricordo che il S.Elia di caltanissetta divenne hub ospedaliero quindi lo dico , da cittadino indignato di ieri e oggi

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