Furono sequestrate armi e munizioni in un maneggio, chiuso giudizio: un’assoluzione

 
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Immagini di repertorio

Gela. Non sono emersi elementi diretti per collegarlo alle armi che furono ritrovate nell’area di un maneggio, allora da lui portato avanti. È arrivata l’assoluzione per Maurizio Zamproni. L’indagine portò anche ad eseguire una misura restrittiva nei suoi confronti, successivamente revocata. Il collegio penale del tribunale, presieduto dal giudice Miriam D’Amore (a latere Eva Nicastro e Martina Scuderoni), a conclusione del dibattimento ha disposto l’assoluzione per i capi di imputazione che si concentravano sulla posizione dell’imputato, difeso dall’avvocato Riccardo Balsamo. Il pm Fabrizio Furnari, al termine della requisitoria, ha richiesto la condanna per uno dei capi di accusa. L’indagine portò a rintracciare armi e munizioni, in parte nascoste anche sotto il terreno di un’area del maneggio. Vennero sequestrati tubolari modificati che per gli inquirenti sarebbero stati convertiti in armi da sparo. Zamproni, che acquisì il maneggio da un precedente gestore, già nel corso degli accertamenti investigativi spiegò di non essere mai stato a conoscenza della presenza delle armi. L’altro coinvolto, che patteggiò la pena, ha riferito di averle collocate lui, in gran parte. Gli investigatori trovarono inoltre munizioni e un’altra arma, risultata però legalmente detenuta.

La difesa, sulla base di elementi tecnici e delle dichiarazioni acquisite nel corso del giudizio, ha ribadito che Zamproni non avrebbe mai avuto a che fare con quanto ritrovato dagli investigatori.

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