Gela. “Saro sei grande”, “Presidente non ti dimenticare della tua città”. Gela ha riabbracciato Rosario Crocetta. Lo ha fatto ieri sera in piazza Umberto, nel luogo in cui tutti i candidati sono stati fischiati.
E’ tornato da governatore siciliano, in una piazza affollata e festante, colma di speranze. Lui però non vuole essere chiamato “presidente” o “governatore”. “Sono lo stesso Saro di sempre, vi voglio bene Gela”. Arriva da Palermo alle 7 e mezza di sera, è stanco in volto ma voleva l’abbraccio con la sua città. Prima di salire sul palco è ressa di telecamere e microfoni, di gente che vuole strappare un bacio o un abbraccio, o semplicemente farsi una foto con lui. E non le manda a dire, anche a chi lo ha attaccato. “Mi hanno criticato quando dicevo che Gela era la città più bella del mondo – ha urlato – ma lo deve diventare. Io devo tanto a questa città.
Se Gela non mi avesse fatto diventare sindaco, se non mi avesse rieletto e consentito di diventare europarlamentare e non mi avesse difeso dalla mafia oggi sarei scomparso nella nulla”. Poi la risposta a chi lo ha attaccato. “C’è qualche rascapignate che ha usato toni duri con me – ha attaccato – questi infami mi pagheranno la campagna elettorale con il risarcimento che riceverò. E i soldi li darò in beneficenza ai bambini. Si è commosso quando ha ricordato che la madre non ha potuto assistere alla sua elezione perchè è morta due anni fa.