Fornitore “Lacaède” non fu pagato, “archiviare indagine su truffa”: c’è opposizione

 
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Gela. Non ci sarebbero le condizioni, procedurali, per proseguire l’approfondimento dei fatti, che un anno fa vennero denunciati da uno dei fornitori della società, che avviò un locale, in via Venezia. La vita del “Lacaède” fu decisamente breve. Circa tre mesi, a cavallo tra 2018 e 2019, e poi la chiusura, con un lungo strascico di conseguenze. Diversi fornitori segnalarono alle forze dell’ordine di non aver ricevuto quanto dovutogli. Stessa sorte toccata a chi effettuò lavori all’interno dell’immobile. Una situazione piuttosto complessa, che a seguito delle denunce ha fatto partire un’indagine, nei confronti di cinque persone, tutte riferibili alla società che avviò l’attività commerciale, subito naufragata. Il pubblico ministero che segue il filone investigativo ha però chiesto l’archiviazione, almeno nel caso di uno dei fornitori, che avrebbe dovuto ricevere somme per circa settemila euro, ma che si vide pagare una sola fornitura a fronte di almeno una ventina. Il legale che lo rappresenta ha deciso di opporsi all’archiviazione. La decisione della procura è ritenuta infondata. Per il legale e per l’imprenditore, che ancora attende di essere pagato, ci sarebbero tutte le condizioni per proseguire l’indagine. Si fa riferimento anche a quanto accertato dai finanzieri, che su delega dei pm, hanno verificato le posizioni patrimoniali dei cinque coinvolti. Non avrebbero avuto disponibilità tali da poter coprire tutti i pagamenti per i lavori e per le forniture. In base all’opposizione all’archiviazione, bisognerebbe portare avanti l’attività di inchiesta, non solo intorno all’ipotesi di truffa, ma anche approfondendo una possibile insolvenza fraudolenta.

I soci che avviarono il locale, secondo l’opposizione, avrebbero dato l’impressione, anche per il tipo di vita condotto, di avere disponibilità economiche, che invece si sarebbero rivelate insussistenti. Per il fornitore danneggiato, sarebbero stati consapevoli del raggiro. Sarà il gip a valutare l’opposizione all’archiviazione. Dopo la chiusura dell’attività commerciale, sui tavoli delle forze dell’ordine e della procura iniziarono ad arrivare le prime segnalazioni, inoltrate da chi si ritenne truffato, per non aver ricevuto i compensi pattuiti.

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