Fondi privati nel capitale Eni, hanno sempre più spazio: Lorefice, "Meloni svende Gela"
Un monito che aveva già lanciato e che adesso viene rinnovato, data la cessione del venti per cento di Plenitude
Gela. A inizio settimana ha incontrato i vertici locali di Eni, per fare il punto della situazione su vari aspetti, compreso quello delle bonifiche. Il senatore Lorefice teme però che l'incisività sempre maggiore delle partecipazioni private nel capitale della multinazionale stia gradualmente mettendo in mano il sito locale ai fondi stranieri. Un monito che aveva già lanciato e che adesso viene rinnovato, data la cessione del venti per cento di Plenitude. "Surreale come la Meloni si erga a paladina dell’indipendenza dagli Usa per giustificare il vergognoso piano di riarmo, ma poi nei fatti stia svendendo pezzi dell’economia italiana proprio a fondi americani. Dopo aver ceduto nel 2024 il 2,8% di Eni a investitori vari, nel 2025 si sono perfezionate la cessione del 30% di Enilive al fondo americano Kkr e la cessione del 20% di Plenitude al fondo americano Ares. Un altro 10% di Plenitude, poco prima, era stato ceduto al fondo svizzero Eip. Più che una politica industriale, una liquidazione. In queste svendite di metà mandato, è finita anche la Sicilia, in particolare Gela, dove non senza travagli e difficoltà è stata riconvertita l’ex raffineria Eni in una bioraffineria. Ma anche questo impianto, controllato da Enilive, ora è di fatto sotto la presa incisiva di un fondo estero. Gela è uno dei pochi esempi reali di riconversione industriale nel Sud, eppure è stata trascinata senza scrupoli nel tritacarne della finanza speculativa internazionale, senza garanzie per lavoratori e territorio". Per Lorefice, è una "ricetta" economica non sostenibile per i territori. "L’ennesimo colpo basso a un sud che merita investimenti, non di essere venduto al miglior offerente. Ma è chiaro a tutti, noi siamo il Movimento 5 stelle, loro ormai stelle e strisce”, conclude.
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