Gela. C’era una folla commossa ieri pomeriggio in chiesa madre per l’ultimo saluto a Orazio D’Arma, l’agente di polizia morto lunedì sera nella sua abitazione di via Platani. Un colpo di pistola della sua arma d’ordinanza al torace ha lasciato sgomenti la moglie, Anna Morso, ed i figli Alessio e Serena.
In chiesa madre c’erano tanti colleghi, rigorosamente in divisa, familiari ed amici. Tutti a chiedersi come possa essere accaduta una tragedia simile. Orazio era conosciuto e stimato da tutti. Era dinamico. Non stava fermo un attimo, sempre con la voglia di fare qualcosa, anche quando non era in servizio. Per la famiglia D’Arma un’altra tragedia, dopo quella del piccolo Giulio, scomparso a due anni.
Rimane il grande dubbio sulla dinamica della morte del poliziotto. La prima ricostruzione dei fatti parla di una fatalità, di un colpo partito mentre il poliziotto tentava di sbloccare l’otturatore della sua pistola, una Beretta calibro 9. Dubbi che diventano tormenti per i familiari, che non riescono a darsi una spiegazione sull’accaduto.