Fiumi di marijuana da Palermo a Gela, 10 condanne per “Marrakech”

 
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Gela. Un vasto giro di spaccio che da Palermo raggiungeva Caltanissetta e, successivamente, le piazze della città. Per questa ragione, il giudice del tribunale di Gela Domenico Stilo ha inferto dieci condanne, per quasi sessant’anni di carcere.

Una pronuncia che costituisce l’ultima tappa della maxi operazione “Marrakech”, messa a segno dai carabinieri coordinati dai magistrati nisseni. Sette anni di reclusione sono stati comminati al trentunenne Fulvio Siciliano, al quarantacinquenne Rosario Catrini e al quarantunenne Carmelo Gesualdo. Sei anni, invece, sono stati decisi per il trentunenne Alberto Saverino, per il ventisettenne Carmelo Cetrano, per il ventiseienne Samuele Bezzone, per il quarantunenne Carmelino La Licata, per il gelese trentaquattrenne Salvatore Fanzone, e per i nisseni Raffaele Ingrao e Marco Giambarressi. Il giudice Stilo, invece, ha escluso la responsabilità del quarantunenne Calogero La Vattiata, del quarantenne Gaetano Salemi e del trentaseienne Giovanni Battista Amodeo. Durante il blitz che portò all’arresto degli imputati, gli inquirenti sequestrarono novecento grammi d’hashish, oltre un chilo di marijuana e cento grammi di cocaina. Non è passata, quindi, la linea sostenuta dagli avvocati della difesa, fermi nel ritenere gli imputati solo come semplici consumatori finali della droga. Gli stupefacenti, stando all’accusa, sarebbero circolati grazie ai rapporti intessuti da Giancarlo Collura e Luigi Saccomando con alcuni grossisti palermitani. Entrambi, comunque, hanno già patteggiato le loro pene. Il punto di riferimento era il quartiere di Brancaccio. Le presunte menti del gruppo, compreso Luigi Saccomando, figlio dell’ex assessore regionale Giovanna Candurra, si sarebbero mosse soprattutto a Caltanissetta per far arrivare successivamente la droga in città. I contatti fra tutti gli imputati avvenivano, in prevalenza, attraverso telefoni cellulari. Normalmente, la droga veniva ribattezzata proprio Marrakech, per evitare i controlli degli inquirenti e le possibili verifiche tramite intercettazioni. Cocaina, marijuana ed hashish continuavano ad essere al centro degli interessi di tutti gli imputati: la compravendita, non a caso, sarebbe stata costante nel tempo. Ad una domanda mai in flessione sarebbe corrisposta un’adeguata offerta, capace di raggiungere buona parte della provincia nissena.

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