Gela. Fine pena mai. L’ergastolo ostativo esclude qualsiasi possibilità di lasciare il carcere. L’ex capo della stidda. “Dopo ventidue anni, solo adesso sto uscendo dall’isolamento”. Orazio Paolello, ex capo indiscusso del gruppo degli stiddari che entrò in guerra contro le famiglie di cosa nostra in città, è tra i protagonisti delle storie raccolte nel documentario “Spes contra spem. Liberi dentro”. L’opera di Ambrogio Crespi è arrivata anche al Festival del cinema di Venezia, durante l’ultima edizione. A parlare di carcere e dell’intera vita sepolta tra le mura dei penitenziari sono proprio diversi detenuti sottoposti all’ergastolo ostativo. A Paolello, solo di recente, è stato revocato il regime del quarantuno bis, impostogli per la prima volta nel 1994. Oltre vent’anni di detenzione in isolamento per l’ex capo della stidda, condannato per strage e per una serie lunghissima di omicidi e tentati omicidi. Il carcere, l’ergastolo ostativo, il quarantuno bis lo hanno definitivamente segnato. Lui e gli altri protagonisti del documentario si raccontano. L’opera verrà presentata in città nelle prossime settimane. L’iniziativa è portata avanti da diverse associazioni, a partire da Nessuno tocchi Caino, che chiedono di revocare l’istituto del fine pena mai. Orazio Paolello per anni è stato difeso dall’avvocato Maurizio Scicolone che ha tratto ispirazione dalla sua vicenda, raccontando l’ergastolo e l’isolamento in un romanzo mai pubblicato, intitolato “Uomini in gabbia”. Nel doc di Ambrogio Crespi, dopo decenni, riappare pubblicamente il volto di Paolello, oramai del tutto mutato rispetto a quello, allora ancor giovane, delle foto segnaletiche, sbiadite dal tempo.