Gela. Il governo Crocetta è finito. Da domattina sarà accantonato anche grazie al partito che tanto lo aveva sostenuto,
prima di abbandonarlo pur di fermare il miraggio di una presidenza della Regione bis svanito con la promessa di Renzi di traghettare Rosario Crocetta in Parlamento. Per l’ormai ex, Rosario Crocetta, è giunto il momento di fare bilanci di una carriera professionale brillante ma politicamente discutibile e, certamente, disastrosa per tutti quei cittadini costretti a vivere passivamente i risultati delle sue decisioni.
I gelesi prima e tutti siciliani fino ad oggi.
L’ex sindaco ed europarlamentare del Pd lascia da domani anche la poltrona di Palazzo d’Orleans che ha guidato per l’intero mandato di cinque anni, non senza difficoltà. Per evitare lo scioglimento e rimanere alla guida del governo siciliano ha rimodulato la sua giunta quattro volte cambiando ben 47 assessori.
Da lunedì Crocetta, scortato dai suoi angeli custodi, “sbaracca” per tornare alle origini, nel suo appartamento di 60 metri quadri dell’ormai ex quartiere residenziale Macchitella voluto da Eni per non amalgamare la sua classe dirigente alla popolazione gelese, colpevole di avere creduto alla ricchezza eterna dell’oro nero.
“Indietro non si torna” purtroppo nemmeno per evitare la crescita del debito pubblico regionale denunciato dalla Corte dei conti e frutto delle sue decisioni.
Il suo mandato ha risvolti in chiaroscuro. Non tutti infatti alzeranno un calice verso il cielo per brindare in segno di addio alla Regione del presidente gelese.
Tra questi c’è sicuramente il sindaco Domenico Messinese che, tra mille promesse, si trova nelle mani l’unica certezza dei milioni di euro del Patto per il Sud consegnati alla città proprio da Crocetta.
Tra i delusi si sono i fedelissimi del presidente, consapevoli che da domani non otterranno più facilmente nuovi incarichi che avrebbero potuto ad esempio premiare gli studenti più meritevoli costretti invece a lasciare la Sicilia.
Da oggi, per loro, si profila un presente “normale”, senza l’incubo di doversi occupare del peso di tre-quattro impegni professionali in enti regionali.
Fatta eccezione per gli amici di Crocetta in molti potranno tornare a sperare, festeggiando la fine di un incubo. Un incubo fatto di cattiva gestione della sanità pubblica ridotta ai minimi termini in favore di quella privata, di mancanza di investimenti in infrastrutture capaci di riscattare l’economia regionale, di incapacità ad intercettare finanziamenti europei, di concessioni al governo Renzi sfociate nell’impoverimento delle casse della Regione, solo per tracciare un breve bilancio.
Oggi 4,6 milioni di siciliani saremo chiamati alle urne per decidere chi dovrà governare nei prossimi cinque anni e… “indietro non si torna”.