Gela. Le fasi del rogo, che distrusse una Mini cooper e una Fiat punto, parcheggiate in via Somalia, e uno scooter, che era invece fermo in via Eritrea, furono ricostruite anche con le immagini dei sistemi di videosorveglianza della zona. Quell’incendio, risalente al giugno dello scorso anno, sarebbe stato appiccato da un minore su commissione di Salvatore Azzarelli, che ne risponde davanti al giudice Fabrizio Giannola. In aula, dopo l’apertura del dibattimento, è stato ascoltato il proprietario di una delle vetture avvolte dal fuoco. L’operaio ha prima spiegato di non aver sentito nulla e di essersi accorto dell’accaduto solo il mattino seguente, per poi invece riferire di aver avuto contezza, già in quelle ore, delle fiamme che danneggiarono anche la facciata dello stabile nel quale risiede. Il fuoco avvolse inoltre la vettura di un sindacalista, che vive sempre nella zona. I poliziotti sentiti in aula, rispondendo alle domande del pm e del difensore dell’imputato, l’avvocato Davide Limoncello, hanno riferito della presenza di un uomo che arrivò nei pressi delle vetture. “Era vestito di nero e aveva un casco che gli travisava il volto”, hanno riferito. Sarebbe giunto da via Giuffrida. Avrebbe avuto in mano un sacchetto, al cui interno pare potesse esserci la bottiglia con il liquido infiammabile. Nel corso dell’esame testimoniale, gli agenti hanno comunque precisato che non fu possibile accertare se poi estrasse qualcosa dal sacchetto.
La difesa esclude responsabilità di Azzarelli, che secondo gli inquirenti avrebbe anche violato la misura che gli era stata imposta per altre vicende giudiziarie. Per il legale, mancherebbero riscontri effettivi sull’identità di chi agì.