Gela. Non resta che aggrapparsi alla fede. C’è chi sceglie di rivolgersi alla Madonna delle Grazie, che oggi vedrà un fiume di fedeli seguire in processione il suo simulacro.
Gelensis populus, il Cav ed il Comitato Spontaneo moglie ex lavoratori indotto hanno scritto una lunga lettera per la salvezza di Gela, che in questo momento storico sta attraversando un periodo di grande difficoltà.
“A Maria noi gelesi chiediamo il diritto alla vita, ad una vita sana e dignitosa. Un diritto, quello ad esistere, che dovrebbe essere scontato e sacrosanto non fosse altro che senza la vita non potremmo parlare di nient’altro. E che invece a Gela latita laddove, dopo 2700 anni di storia, gli attori che si sono succeduti, a vario titolo, sul palcoscenico hanno deciso di fare morire Gela e i gelesi.
Per svariati anni Gela ha sempre vissuto nel dilemma tra salute e lavoro, riempiendo ancora oggi le pagine di tanti giornali, le serate televisive di talk show locali ma anche le aule di giustizia, che è sempre l’ultima ad arrivare (quando arriva!).
Per tanti, parecchi anni e ancora oggi, Gela, martoriata sul piano ambientale, racconta di una triste e tragica frattura fra vittime.
Da una parte gli impietosi dati dei morti di tumore e dei nati con malformazioni in una città per anni avvolta dall’inquinamento, dall’altra il diritto al lavoro come costituzionalmente garantito.
Non si può continuare a fare finta di nulla.
Abbiamo bisogno di avere risposte e relazioni e invece assistiamo a un silenzio e una indifferenza che ci lasciano sgomenti e indifesi da parte di chi dovrebbe garantire e mostrare grande rispetto e grande sensibilità per le fasce più deboli. La mancanza di lavoro porta con sé la impossibilità e incapacità di vedere un proprio futuro e di investire nel proprio futuro.
Oggi la denatalità è in aumento per vari motivi e gli anziani superano in numero le natalità, poiché ogni coppia non ha sicurezza di lavoro e quindi è costretta a rinunciare al progetto di un figlio.
Gela è ferita e disarticolata.
Non vogliamo perdere la speranza e non vogliamo credere che si possa mettere la parola fine ai destini delle tantissime famiglie gelesi e al destino di Gela … non si può accettare un sistema insalubre e malsano in nome del lavoro…non possiamo accettare una sanità fatta di soli proclami e che si limita ad accompagnare nelle malattie piuttosto che prevenirle. Nessuno può essere gettato nel dimenticatoio, basta questa macelleria sociale”.