Gela. Non ci sono certezze sul fatto che abbiano potuto aggredire una giovane, la notte di Capodanno di cinque anni fa, all’interno di un locale sul lungomare Federico II di Svevia. Dopo una lunga attività istruttoria, il giudice Antonio Fiorenza ha assolto due ragazze, accusate ai aver colpito una loro coetanea, durante una festa organizzata nella notte di Capodanno. Per la ragazza aggredita nel bagno del locale furono momenti di paura. Due ragazze, che forzarono la mano pur di superare la coda e accedere per prime ai servizi igienici, colpirono la vittima, sia al volto che alla testa. La giovane, arrivata in città per festeggiare insieme al fidanzato, iniziò a perdere sangue e fu accompagnata al pronto soccorso dell’ospedale. Forse, prima, c’era stato solo un accenno di diverbio. Decise di sporgere denuncia, quando riconobbe le due ragazze, attraverso una ricerca sui profili facebook. Secondo la ricostruzione degli investigatori, sarebbe stata colpita alla testa, anche con il tacco di una scarpa. La ragazza rimasta ferita si è costituita parte civile nel procedimento, assistita dall’avvocato Davide Limoncello. Il legale, nelle conclusioni, ha insistito per la condanna delle imputate. Ha parlato di “gesto barbaro”. Il pubblico ministero Pamela Cellura, poco prima, aveva indicato la condanna per entrambe le imputate, a tre mesi di reclusione. Le giovani finite a processo, ad anni di distanza dai fatti, hanno continuato a negare. Hanno escluso di aver partecipato a quella festa. Non sarebbero state loro, secondo la versione resa, ad aggredire la ragazza, poi rimasta ferita.
Una linea che i legali di difesa, gli avvocati Carmelo Tuccio e Filippo Spina, hanno continuato a ribadire. Da quanto spiegato, non si sarebbe mai veramente dimostrata la presenza delle imputate alla festa né ci sarebbero state testimonianze precise a loro carico. E’ stata messa in discussione la tempistica della denuncia presentata. Il giudice non ha individuato elementi certi di colpevolezza da collegare alle imputate e alla fine ha emesso un dispositivo di assoluzione.