Gela. Scolaresche in festa e forum pre ricorrenza anticipano l’abrogazione della Festa dell’Autonomia in Sicilia, istituita il 15 maggio 2010 ma diventata un inutile giorno di vacanza. Eppure noi siciliani siamo pronti a partecipare e onorare episodi storici ed eventi che poco hanno a che fare con le nostre tradizioni. La ricorrenza è stata fortemente sollecitata dal presidente del MIS, Movimento per l’indipendenza della Sicilia, Salvatore Musumeci e dal Segretario Nello Rapisarda e da altri movimenti come L’altra Sicilia con sede a Bruxelles e accolta dall’allora presidente della Regione, Raffaele Lombardo.
Il 15 maggio 1946, infatti, venne firmato l’atto che riconosceva alla regione Siciliana lo status di Regione a statuto speciale.
A distanza di 71 anni da quel giorno qualcuno ancora si chiede il senso e il valore di questo strumento politico, accendendo gli animi di chi ne sottolinea la mancata applicazione e ne chiede il pieno riconoscimento e di chi lo addita come causa dei mali Siciliani. Abolirlo, rafforzarlo ed attuarlo, ripristinarlo come in origine, modificarlo. Sicuramente conoscerlo.
Senza voler entrare nella annosa, seppur utile, polemica, che emoziona, a dire il vero, una ristretta fetta di Siciliani, ciò che si nota è la scarsa conoscenza della storia, del valore politico, storico ed anche, se vogliamo, simbolico, e dei contenuti dello Statuto.
A leggere i primi articoli della stampa che seguirono l’istituzione della Festività sembra che il dato più rilevante, se non l’unico, sia il giorno di chiusura degli uffici regionali e delle scuole. Un giorno di vacanza insomma. Che nulla aggiunge e nulla toglie alla conoscenza. Nulla di strano, se non fosse solo quello.
La ricorrenza di questa festività potrebbe e dovrebbe essere l’occasione per conoscere e analizzare la storia dello Statuto, frutto di una storia che, purtroppo, pochi siciliani conoscono. Potrebbe essere un occasione di celebrazioni organizzate, di riscoperta della nostra identità, dei valori e delle grandi opportunità, negate a tutt’oggi, legate a questa autonomia. Che non è, come alcuni intendono, un covo di inutili privilegi per i Siciliani. È, innanzitutto, una condizione politica sancita dalla Costituzione Italiana, art 116.
È il frutto di sanguinose ed eroiche battaglie che hanno visto i Siciliani (tanti ed agguerriti all’epoca), combattere per avere l’indipendenza. Riconosce alla Sicilia una condizione di Stato nello Stato, con ampia autonomia in settori cruciali della politica, fra i quali quello finanziario, che, se applicato, consentirebbe un notevole risanamento dei conti della Regione, se non, addirittura, un cambio di segno del bilancio.
La conoscenza crea valore, crea identità, crea interesse. E questa opportunità persa si aggiunge all’altra colpevole mancata applicazione della legge Regionale che istituisce nelle scuole Siciliane l’insegnamento della storia, della letteratura e del patrimonio linguistico Siciliano (Legge Regionale 9 maggio 2011, n.9 G.U.R.S, per chi volesse approfondire)
Anche i Comuni potrebbero rendere maggiori onori a questa giornata storica per tutti i Siciliani. Ma è davvero molto, molto complicato rendere onori a ciò che non si conosce. Anche nei Palazzi della politica. Non ci credete? Provate a chiedere!
Articolo condiviso con il direttivo MIS Gela