Falsa testimonianza nel corso del giudizio per l’omicidio Sotti, quattro patteggiano

 
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Sotti trovato senza vita davanti al garage di casa

Gela. Per l’omicidio del ventenne Orazio Sotti, avvenuto ventidue anni fa, c’è una conclusione giudiziaria. Due anni fa, la Cassazione confermò la condanna a ventiquattro anni di reclusione per il niscemese Giuseppe Cilio. Fu lui a sparare a Sotti, nei pressi del garage dell’abitazione del giovane a Fondo Iozza. Per i pm che seguirono il lungo iter giudiziario, i testimoni chiave non avrebbero detto tutto quello che sapevano o comunque fornirono una versione non conforme a quella effettiva. Nei loro confronti furono avviate indagini. In quattro hanno patteggiato. C’è stato l’assenso dei pm della procura di Caltanissetta. Giusi Scerra, che con la vittima ebbe una relazione, e la sorella Pamela Scerra, erano accusate non solo di falsa testimonianza ma anche di calunnia, perché durante le loro lunghe deposizioni in aula, davanti ai giudici della Corte d’assise nissena, sostennero che i poliziotti del commissariato e quelli dell’aliquota della procura di Gela le avrebbero costrette a rendere una versione “non veritiera”. Entrambe sono difese dall’avvocato Ivan Bellanti. La contestazione di falsa testimonianza è stata mossa inoltre ad Alfredo Nobile, che era uno degli amici più vicini a Sotti, e al padre Ettore Nobile (difesi dall’avvocato Angelo Cafà). Tutti hanno definito le loro posizioni. Le indagini erano state chiuse lo scorso anno.

L’attenzione degli investigatori si concentrò sulle dichiarazioni che resero durante il giudizio di primo grado, conclusosi con la condanna all’ergastolo di Giuseppe Cilio (poi ridotta in appello a ventiquattro anni di detenzione e confermata dalla Cassazione) e l’assoluzione del fratello, Salvatore Cilio, inizialmente accusato di aver avuto un ruolo nell’organizzare l’agguato mortale. La famiglia Sotti non smise mai di chiedere giustizia per quanto accaduto. Cilio sparò, da quanto emerso, per ragioni sentimentali. Avrebbe vendicato la relazione che la sua fidanzata di allora aveva avuto con la vittima.

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