Varese. Il crac finanziario del Varese calcio, storica società del panorama professionistico nazionale, è finito sotto verifica degli investigatori lombardi, che alla fine sono arrivati ad ipotizzare la bancarotta fraudolenta. Le sorti della compagine societaria, seppur per un breve periodo, passarono anche dalle mani dell’imprenditore gelese Massimo Trainito, che sei anni fa ricoprì la carica di vicepresidente dell’As Varese 1910. Il gup del tribunale di Varese ha disposto il rinvio a giudizio del cinquantaduenne, che dovrà presentarsi a processo il prossimo maggio. A Trainito viene contestato di essersi appropriato di fondi della società, per distrarli dal fallimento. L’ammontare calcolato si aggirerebbe intorno ai 50 mila euro. Le indagini hanno toccato anche l’allora presidente, il cittadino libico Alì Zeaiter, che però attualmente risulta irreperibile. In totale, con diversi assegni emessi, sarebbero stati distratti non meno di 135 mila euro, passati dai conti della società calcistica a quelli dei due imputati. L’imprenditore gelese, difeso dagli avvocati Flavio Sinatra e Matteo Pelli, ha sempre respinto le accuse.
Nel corso degli accertamenti, gli inquirenti sono finiti sulle tracce di un altro assegno circolare, da circa 577mila euro, inizialmente versato sui conti della società, accesi in un istituto di credito di Gela, ma poi richiamato, annullando l’operazione. Quest’ultimo fatto viene contestato solo all’allora presidente Zeaiter, che però ha fatto perdere le tracce. Per l’As Varese 1910 si aprì successivamente il baratro del fallimento.