Gela. Un’assoluzione e alcuni annullamenti su singoli capi d’imputazione e aggravanti. Per il resto, i giudici di Cassazione hanno confermato le condanne già disposte per i coinvolti nell’inchiesta antimafia “Extra fines”. E’ stato emesso il dispositivo. L’indagine fu concentrata quasi esclusivamente sui rapporti intessuti dal boss sessantatreenne Salvatore Rinzivillo, attualmente detenuto in regime di carcere duro. Secondo le accuse mosse dai pm della Dda nissena, che operarono insieme a quelli romani, Rinzivillo sarebbe riuscito a costruire una rete di rapporti economici ma anche di affari illeciti. Si sarebbe mosso soprattutto a Roma, facendo spesso spola proprio con Gela. La procura generale, come riportato ieri, ha concluso per la conferma di tutte le condanne. I magistrati di Cassazione hanno accolto il ricorso presentato dalla difesa di Giuseppe Flavio Gallo, annullando la condanna senza rinvio e assolvendolo con la formula “per non aver commesso il fatto”. Nei precedenti gradi di giudizio era stato condannato a due anni e otto mesi di reclusione. Difeso dai legali Giovanni Lomonaco e Rocco Guarnaccia, per la sua posizione il ricorso è stato accolto. Annullamenti anche per lo stesso Rinzivillo (difeso dal legale Roberto Afeltra), ma solo rispetto ad un unico capo di imputazione mentre per il resto la condanna è stata confermata. In appello l’entità della pena era a vent’anni di detenzione. Annullamento su un’attenuante per Gaetano Massimo Gallo (difeso dagli avvocati Giovanni Lomonaco e Antonino Reina). Per il resto, c’è la conferma. In appello, la condanna fu ad undici anni di detenzione. Per il solo trattamento sanzionatorio l’annullamento è stato disposto nei confronti di Dino Aldo Pione (con i legali Giacomo Ventura e Giovanni Lomonaco). Nel precedente grado di giudizio, la pena è stata di dodici anni e quattro mesi, unificati rispetto ad un altro verdetto emesso nei suoi confronti. Un annullamento per l’ex carabiniere Marco Lazzari rispetto ad un capo di imputazione e all’aggravante di aver agevolato il clan di mafia. In appello, la pena era stata indicata in nove anni e otto mesi di detenzione. L’annullamento con rinvio sull’aggravante mafiosa è stato deciso per un altro imputato, Rolando Parigini (difeso dal legale Cristina Alfieri). In appello, la pena fu di sette anni e otto mesi di reclusione. La decisione dei magistrati romani, ad eccezione dell’assoluzione di Gallo, tocca solo singoli aspetti delle condanne imposte in appello agli imputati. Sono state invece confermate in toto le decisioni emesse dalla corte nissena nei confronti dell’avvocato Giandomenico D’Ambra, cinque anni e quattro mesi di reclusione; Filippo Giannino, sei anni e otto mesi; Ivano Martorana, otto anni; Rosario Pione, cinque anni e otto mesi di reclusione; Alessandro Romano, cinque anni e otto mesi e dell’altro ex carabiniere Cristiano Petrone, a cinque anni. Le difese di tutti i coinvolti hanno sostenuto l’accoglimento pieno dei ricorsi.
In appello, la richiesta di confermare le condanne era stata avanzata dal legale di un imprenditore locale, parte civile perché sottoposto a richieste estorsive. L’avvocato Vittorio Giardino ribadì le proprie conclusioni. In primo grado, per l’imprenditore c’era stato il riconoscimento di una provvisionale. Le difese degli imputati sono inoltre sostenute dai legali Domenico Mariani, Silvia De Blasis, Giuseppe Scozzari, Giuseppe D’Acquì, Cesare Placanica, Vincenzo Vitello, Angelo Picchioni, Giuseppe Ragazzo, Pierpaolo Dell’Anno e Pierfrancesco Bruno. Altri filoni processuali scaturiti dalla maxi indagine hanno seguito percorsi differenti. Gli imputati giudicati in Cassazione avevano optato per il rito abbreviato.