“Extra fines”, in Cassazione pg chiede conferma delle condanne di Rinzivillo e degli altri imputati

 
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Gela. Per la procura generale, le condanne imposte dalla Corte d’appello di Caltanissetta ai coinvolti nell’inchiesta antimafia “Extra fines” vanno confermate. Emerge questo dalle conclusioni rilasciate oggi nel corso dell’udienza tenutasi davanti ai giudici romani di Cassazione. I ricorsi sono stati presentati dalle difese. Si tratta di una delle costole processuali maturata dal procedimento principale. Gli imputati, attraverso le difese, optarono per il rito abbreviato. Tra questi, c’è il boss Salvatore Rinzivillo, ritenuto nuovo capo dell’omonima famiglia di mafia. Difeso dall’avvocato Roberto Afeltra, in appello è stato condannato a vent’anni di detenzione. Secondo le accuse mosse dai pm della Dda nissena, che operarono insieme a quelli romani, Rinzivillo sarebbe riuscito a costruire una rete di rapporti economici ma anche di affari illeciti. Si sarebbe mosso soprattutto a Roma, facendo spesso spola proprio da Gela. In secondo grado, la procura generale chiese nei suoi confronti ventidue anni di detenzione ma i giudici ribadirono la decisione del gup nisseno, confermando la pena a vent’anni. Per gli altri coinvolti ci fu il sì alle attenuanti generiche e l’entità delle pene venne alleggerita. Cinque anni e quattro mesi di reclusione all’avvocato Giandomenico D’Ambra (in primo grado erano tredici anni e quattro mesi); nove anni a Gaetano Massimo Gallo (erano undici anni); due anni a Giuseppe Flavio Gallo (in primo grado due anni e otto mesi); quattro anni e cinque mesi ad Emanuele Romano (erano dieci anni e otto mesi); sei anni e otto mesi a Filippo Giannino (in primo grado dieci anni e otto mesi); cinque anni e otto mesi di reclusione per Alessandro Romano e Rosario Pione (erano dieci anni e otto mesi); dodici anni e quattro mesi per Aldo Pione (erano dieci anni e otto mesi), unificati rispetto ad un altro verdetto emesso nei suoi confronti; otto anni ad Ivano Martorana (in primo grado dodici anni e dieci mesi); sette anni e otto mesi a Rolando Parigi (dieci anni in primo grado); nove anni e otto mesi al carabiniere Marco Lazzari (erano dieci anni), al quale è stata riconosciuta la continuazione; cinque anni all’altro militare dell’arma, Cristiano Petrone, che era stato condannato in primo grado a sette anni. Decisioni che per la procura generale vanno confermate, anche se sono state indicate alcune richieste di annullamento ma solo su singoli capi d’accusa e per l’entità della pena. Le difese invece hanno sostenuto l’accoglimento pieno dei ricorsi.

A chiedere la conferma di tutte le condanne, in appello, fu inoltre il legale di un imprenditore locale, che secondo gli inquirenti fu vittima di richieste estorsive. L’avvocato Vittorio Giardino, parte civile nell’interesse dell’imprenditore, concluse per la conferma della pronuncia di primo grado che aveva riconosciuto una consistente provvisionale. Il dispositivo potrebbe essere noto domani. Gli imputati sono difesi dagli avvocati Giacomo Ventura, Cristina Alfieri, Silvia De Blasis, Giuseppe D’Acquì, Rocco Guarnaccia, Giovanni Lomonaco, Michele D’Agostino, Umberto Goffi, Angelo Pacchioni, Patrizio Mercadante, Domenico Mariani, Cesare Placanica, Giuseppe Minà, Francesco Maggiolini e Pierpaolo Dell’Anno.

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