Gela. Confiscato in parte nel 1997, l’ex covo della Stidda continua a fare parlare di se. Abitato dai figli dell’esponente malavitoso, Crocifisso Lauretta di 54 anni, il Comune dopo avere respinto la richiesta di sanatoria avanzata da Lucia Cosenza di 50 anni, moglie di Lauretta, di recente ha notificato una ulteriore ordinanza di demolizione per avere accertato ampliamenti abusivi al fabbricato.
L’ordinanza di demolizione del secondo piano, della terrazza e di una struttura metallica sarebbe stata ignorata. L’amministrazione, per inottemperanza, ha avviato l’iter che potrebbe sfociare con l’acquisizione dei vani contestati, come del resto era avvenuto con il pianoterra e il primo piano. La nuova confisca sull’ormai ex covo della Stidda scatterà d’ufficio non appena saranno trascorsi i termini della procedura di inottemperanza. Nonostante gli anni trascorsi, l’amministrazione comunale sarà chiamata a completare anche la procedura di definizione delle quote confiscate nel lontano 2007. Con esattezza, infatti, era stato acquisito solo un quarto dell’immobile che avrebbe dovuto ospitare un centro sociale per i giovani del quartiere Settefarine. A proporlo, il 4 gennaio del 2007, fu l’allora sindaco Rosario Crocetta, oggi governatore della Sicilia, che accompagnato dalla scorta armata indisse una conferenza stampa proprio nel covo della Stidda di via Giacomo Amato 63 (divenuta successivamente via Foppa). Successivamente, per incompletezza del procedimento l’amministrazione comunale dovette rinunciare anche ai finanziamenti per realizzare il centro sociale.