Estorsioni ai commercianti e la guardiania imposta al Tanguera, accuse a dieci presunti stiddari

 
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Gela. Estorsioni ai danni di diversi esercenti della città, veri e propri “cavalli di ritorno” per ottenere denaro dopo i furti di auto e, addirittura, la guardiania imposta al titolare di un locale notturno. I soldi per il clan. Ci sono queste accuse dietro alla richiesta di rinvio a giudizio firmata dai magistrati della Direzione distrettuale antimafia di Caltanissetta nei confronti di dieci imputati, tutti accusati di far parte della nuova stidda. Si dovranno presentare davanti al giudice dell’udienza preliminare del tribunale nisseno Francesco Lauricella a fine febbraio. L’indagine condotta dai magistrati della Dda si è concentrata su una serie di presunti episodi estorsivi ricostruiti tra il 2006 e il 2008. Soldi raccolti per finanziare il gruppo della stidda. La scorsa estate, però, il giudice delle indagini preliminari non ha accolto la richiesta di emettere misure di custodia cautelare in carcere nei confronti degli indagati. Adesso, i dieci finiti sotto la lente di ingrandimento dei magistrati della Dda dovranno rispondere alle accuse. In base a quanto ricostruito, il presunto gruppo avrebbe imposto la guardiania anche al titolare del Tanguera, locale della zona di contrada Femmina Morta. Un sistema, stando a quanto emerge, escogitato per raccogliere denaro senza dare troppo nell’occhio. Non sarebbe sfuggito, inoltre, neanche il sistema del “cavallo di ritorno”. Furti di auto messi a segno per poi ottenere denaro dai proprietari, pronti a pagare pur di riavere la vettura. Nel pool di difesa, ci sono gli avvocati Flavio Sinatra, Davide Limoncello, Giovanni Cannizzaro, Filippo Spina, Nicoletta Cauchi, Cristina Alfieri, Dino Milazzo e Alberto Fiore. 

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