Gela. Non ebbe alcun ruolo nell’estorsione ad un imprenditore locale e ad un professionista. Il collegio penale del tribunale, presieduto dal giudice Miriam D’Amore (a latere Eva Nicastro e Martina Scuderoni), ha assolto il bracciante romeno Marius Harmati. Diversi anni fa, venne arrestato dagli agenti di polizia del commissariato, insieme ad un connazionale, che invece è già stato condannato in via definitiva. All’imprenditore, titolare di un’azienda di autotrasporto, furono chiesti soldi. In questo modo, secondo quanto emerso, sarebbe stato possibile sventare un presunto piano per ucciderlo. I contatti con l’imprenditore e con il professionista, però, furono tenuti esclusivamente dall’altro cittadino romeno coinvolto, Marian Iacob. La difesa di Harmati, sostenuta dall’avvocato Angelo Cafà, ha esposto una serie di elementi investigativi, per ribadire l’estraneità ai fatti dell’imputato. Quando scattò l’operazione della polizia, nei pressi della villa comunale, Harmati si trovava nell’auto. Non prese i soldi né ebbe mai contatti con le vittime delle richieste estorsive. Per la difesa, gli unici rapporti che c’erano con l’altro coinvolto furono esclusivamente di tipo lavorativo. Entrambi erano stati assunti in un’azienda agricola locale.
Il pm Antonio Scuderi, a conclusione della requisitoria, ha ritenuto pienamente provata la responsabilità di Harmati, chiedendone la condanna a sei anni di reclusione. Il collegio penale, invece, ha accolto la linea difensiva, disponendo l’assoluzione, con la formula “perché il fatto non costituisce reato”.