Gela. Gli espropri decisamente “allegri” del passato segnano ancora le casse del municipio e potrebbero anche avere conseguenze penali. Questa volta, i giudici del Tar Palermo hanno accolto l’azione di ottemperanza proposta dall’ex proprietario di un’area, occupata per lavori disposti dall’ente comunale. Non fu mai emesso un successivo provvedimento di esproprio. La trafila giudiziaria si è conclusa con la condanna, disposta dal Tar Palermo, alla restituzione dell’area o comunque all’acquisizione sanante da parte del municipio. La decisione risale a quasi sei anni fa, ma da allora, nonostante ci fosse stato il tentativo di arrivare a chiudere la procedura, l’ex proprietario non è mai stato pagato. Gli spetterebbero circa centomila euro, intanto diventati debito fuori bilancio. Ad oggi, il municipio non ha ancora proceduto al deposito delle somme, anche se due anni fa l’allora commissario straordinario dispose l’acquisizione sanante delle aree e l’ex proprietario accettò il pagamento a rate. L’inerzia degli uffici comunali ha condotto nuovamente i giudici amministrativi ad accogliere l’azione dell’ex proprietario, assistito dall’avvocato Calogero Giardina, e a nominare un commissario ad acta, che dovrà sovraintendere tutti i passaggi, ormai obbligatori, per sbloccare le somme. Fino ad oggi, il Comune non ha mai dato esecuzione neanche alle ordinanze emesse dal Tar. Ora, dovrà procedere entro sessanta giorni, anche per i pagamenti previsti. Per i giudici amministrativi, inoltre, l’inottemperanza degli uffici del Comune va valutata e così gli atti sono stati trasmessi a due procure, quella della Corte dei Conti regionale, per possibili profili di danno erariale (con somme aumentate dagli interessi), e a quella del tribunale di Palermo, nell’eventualità di vere e proprie responsabilità penali, per il mancato rispetto di decisioni dell’autorità giudiziaria.
E’ l’ennesimo riscontro di un sistema, che nel tempo ha generato pesantissime conseguenze per l’equilibrio finanziario del Comune, come più volte rilevato dalla Corte dei Conti regionale. La decisione del Tar arriva mentre a Palazzo di Città, gli uffici del settore patrimonio hanno disposto la richiesta di accensione di un mutuo, con Cassa Depostiti e Prestiti, per una cifra non inferiore ai 544 mila euro. Fondi che serviranno all’acquisizione sanante di un’altra area, in passato occupata illegittimamente. Le somme dovranno essere restituite con un piano di ammortamento, esteso in un arco temporale di quindici anni.