Esplosione all’Ecotec, Comune e Provincia parte civili

 
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Gela. Comune e provincia hanno chiesto di costituirsi parte civile contro i vertici dell’Ecotec e della Raffineria nell’inchiesta relativa all’esplosione avvenuta il 17 maggio del 2010. Il serbatoio di accumulo TK-401 venne espulso dal suo alloggiamento ad una altezza di circa 100 metri, rischiando di provocare una tragedia.

Davanti al Gup del tribunale Lirio Conti gli avvocati Salvo Macrì e Laura Caci, in rappresentanza rispettivamente di Comune e Provincia, hanno depositato la richiesta di costituzione di parte civile. Il pool di difensori degli otto imputati si sono opposti, ritenendo che invece non ci sia stato mai un reale pericolo per gli operai.

Il rinvio a giudizio è stato chiesto dal procuratore Lucia Lotti per Aldo Imerito, Massimo Pisu, Giovanni Maria Iacono e Giovanni Pace, rispettivamente legale rappresentante, progettista, responsabile protezione e prevenzione e responsabile dell’impianto trattamento acque sodiche della società Ecotec Gestione Acque Srl; Giuseppe Ricci e Battista Grosso, ex amministratori Delegati della Raffineria; Aurelio Faraci, Responsabile Prevenzione e Protezione della stessa Raffineria e Mario Marrone, Responsabile del servizio S.O.I. 1 (impianto COX) dello stabilimento.

L’accusa è di condotta colposa con pericolo per la pubblica incolumità; omessa valutazione di tutti i rischi per la sicurezza e la salute dei lavoratori e della redazione del “Documento sulla protezione contro le esplosioni”; omessa informazione e formazione dei lavoratori sui rischi specifici cui erano esposti in relazione all’attività svolta; non avere garantito ai lavoratori condizioni di sicurezza sul luogo di lavoro.

La base dell’impianto, staccatasi dal corpo principale del serbatoio, venne scagliata fuori dalla zona di sicurezza dell’impianto, mentre il corpo cilindrico del serbatoio comprensivo del tetto venne scaraventato ad un’altezza calcolata in circa 99 metri e ad una velocità iniziale di 159 Km/h. Il serbatoio esploso ripiombò, dopo il volo, ad una distanza di circa 35 metri dal luogo originario, su un fascio di linee fuori uso della raffineria che subirono gravi danni.

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