Gela. Dopo l’arresto e il successivo trasferimento nel carcere di Balate, si sono subito presentati davanti al giudice delle indagini preliminari Lirio Conti, per gli interrogatori di garanzia. Gli indagati nell’inchiesta “Tomato”, con la quale i carabinieri hanno individuato
un presunto vasto giro di droga in città, soprattutto eroina e cocaina, si sono difesi.
Gli interrogatori in carcere. Alcuni di loro hanno ammesso di essere solo consumatori di droga, ma di non averla mai spacciata. Così, davanti al gip Conti, si sono susseguiti Salvatore Mazzolino, Vincenzo Di Maggio, Giuseppe Fausto Fecondo, Alessandro Scilio, Salvatore Stamilla, Giovanni Traina, Massimiliano Avenia e Luigi D’Antoni. Fecondo e Stamilla, entrambi difesi dall’avvocato Salvo Macrì, hanno ribadito di essere dipendenti da sostanze stupefacenti: si sarebbero limitati, quindi, solo all’acquisto per il consumo personale. Anche altri indagati hanno ribadito di non aver mai acquistato cocaina ed eroina per spacciarle, ma solo per l’uso personale. Le accuse mosse dai magistrati della procura e dai carabinieri sono state respinte anche da Salvatore Mazzolino, Vincenzo Di Maggio, Giovanni Traina, Luigi D’Antoni e Massimiliano Avenia. Difesi dagli avvocati Maurizio Scicolone, Antonio Gagliano, Dionisio Nastasi e Riccardo Lana, hanno confermato di non aver mai piazzato droga da spacciare. Anche per questa ragione, i difensori hanno chiesto una revoca della custodia cautelare in carcere. Nelle prossime ore, il gip Conti dovrebbe emettere i primi provvedimenti. L’indagine si è estesa, inoltre, ai presunti fornitori palermitani e catanesi, si tratta di Giovanni Calascibetta, Antonia Cricchio e Luciano Guzzardi.